#TCG – André-Pierre Gignac, l’eroe dei due mondi

#TCG – André-Pierre Gignac, l’eroe dei due mondi

di @MarcoMencaOffic

Uno così, uno come André-Pierre Gignac, il gol ce l’ha nel sangue. E se il gol ce l’hai dentro allora puoi stare sicuro che la via della rete la troverai sempre, un giocatore nato cannoniere, uno nato bomber, rimane tale per tutta la vita. E ancora, non importa se hai magari un periodo di stop oppure se non riesci a segnare per qualche tempo. Devi avere pazienza, le reti arriveranno e in grande quantità. Può accadere che magari tu non sia ancora pronto ad diventare uno regolare. Si sa, la costanza è una delle virtù più difficili da ottenere. Può essere allora che sia necessario fare un po’ più di gavetta degli altri, che sia utile arrivare a quei fatidici ventisette-ventotto anni, periodo in cui la maturità calcistica è al massimo. Poi si che tutti ti riconosceranno e ti corteggeranno, ti vorranno, ma tu che farai?


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È proprio questo che è successo a Gignac, 31 anni, nato col talento da spacca-reti, fin da giovane attaccante promettente, ma poco continuo. Gli inizi nel Lorient (2004/05), una dimensione che forse gli stava troppo larga all’esordio, quindi il prestito a Pau e la conferma delle grandi prospettive da goleador con una media di mezzo gol a partita. Poi di nuovo Lorient, questa volta in Ligue 1, la massima serie in Francia. Un buon campionato condito dalle nove reti finali, buon bottino per un ventunenne. Arriva il Tolosa che punta molto su di lui e al primo anno ne ricava francamente poco. Tanto lavoro sporco sì, ma solo due miseri centri. Poi di nuovo un picco nella carriera sulle montagne russe di questo ragazzone transalpino: 24 segnature e titolo di capocannoniere nella Ligue 1, mica male. L’esordio in Champions e in Europa League.

Insomma sembra arrivato il suo momento. E invece no. L’Olympique Marsiglia lo acquista per dare potenza al suo avanti e che succede? Gignac è disastroso, le prime due stagioni sono pessime: solo otto gol il primo anno, addirittura uno nel secondo, costellato dalle liti con l’allenatore Deschamps. La svolta arriva proprio nel 2012 a ventisette anni. Qui il cambiamento, non solo sulla maglia col passaggio dal 10 ad un più consono numero 9, ma nella testa. Pierre torna sui suoi livelli, divora gli avversari e mantiene una buonissima media gol per le due stagioni successive. Nella terza è stellare, dieci centri nelle prime dieci giornate, diventa l’idolo di Marsiglia, sembra il centravanti ideale anche per la nazionale, si gioca il posto con Giroud, Benzema permettendo. L’OM prova a rinnovargli il contratto in scadenza di lì a poco, tutti i grandi club europei lo seguono da vicino, piovono le offerte, anche dall’Italia.

E lui che fa? Lui stupisce tutti ancora una volta e va a cercare fortuna in Messico, al Tigres, squadra tra le più forti oltreoceano. Qui si gioca subito una Copa Libertadores, poi persa in finale, ma comincia ugualmente a far vedere di che pasta è fatto. Tanti gol, tanta forza e tanta classe. E se i francesi non sono d’accordo? Che se ne vadano a la mierda, parola di Christophe Cano, suo procuratore. Come non essere d’accordo se il tuo assistito diventa per distacco il giocatore più pagato della storia del campionato messicano. A Gignac andranno infatti quattro milioni e mezzo di dollari all’anno, uno sproposito da quelle parti. Il contratto più ricco fino ad ora era quello di Roque Santa Cruz, vecchia conoscenza del calcio europeo, che al Cruz Azul di milioni ne guadagnava solo – si fa per dire – due e mezzo. Col francese ci aveva provato anche il Lione e la sistemazione sarebbe stata anche gradita. Era la richiesta ad essere improponibile: tramite il suo entourage Gignac avrebbe voluto far svenare il presidente Aulas, facendogli sborsare ben sei milioni netti a stagione.

Non se ne fece nulla, tutto di guadagnato per il Tigres che se lo porta a casa grazie ad un trasferimento quasi alla Giovinco. Dal canto suo il francese ripaga chi di fiducia glie ne ha data davvero tanta. Sigla la bellezza di 23 gol in trentadue partite e ad oggi si riprende anche la nazionale, complice il caso Benzema. “Il campionato messicano è emozionante. In tanti pensavano che fossi andato ad incassare una pensione d’oro – racconta – ma le mie prestazioni dimostrano che non sono qui in vacanza”. Intanto un campionato, il Torneo di Apertura, se lo è già portato a casa. A Monterrey lo adorano ed insieme sognano quella Libertadores sfuggita per un soffio. Poi Euro 2016 con la Francia in casa. Tanti impegni e tanta voglia di segnare e di vincere, non importa dove né con chi, l’importante è farlo. Finalmente è arrivato, è maturo ed è costante. È uno con Testa, Cuore e Gambe. È André-Pierre Gignac, l’eroe dei due mondi.