#TCG – Aritz Aduriz, il Benjamin Button dei centravanti

#TCG – Aritz Aduriz, il Benjamin Button dei centravanti

di MarcoMencaOffic

Quattordici agosto 2015, Supercoppa di Spagna: Aritz Aduriz sgancia tre missili che affondano l’astronave dei marziani blaugrana. Non contento, al ritorno si permette di timbrare il cartellino anche al Camp Nou. Ogni speranza catalana viene affossata. Il trofeo va a Bilbao e l’autore dell’impresa è proprio lui, Aritz. Forse quella partita è stato il punto più alto, finora, della carriera di questo meraviglioso attaccante che l’apice lo ha raggiunto a 35 anni, quando per chiunque ogni sogno di gloria sarebbe già spento da tempo.

Sì, perché la carriera di Aritz Aduriz non è stata tutta rosa e fiori. Nascere e crescere calcisticamente in Spagna durante l’era dello sdoganamento del falso nueve non deve essere il massimo, specialmente se ti chiami sei un centravanti, un nueve che di falso ha veramente poco. A ben vedere la sua storia calcistica si è quasi sviluppata al contrario: gli anni passano e lui sembra più giovane, i gol aumentano senza sosta. Se fosse cinema, parleremmo di uno alla Benjamin Button.

LEGGI ANCHE #TGC/1 – Birkir Bjarnason | #TCG/2 – Kasper Schmeichel | #TCG/3 Marko Arnautovic 

Tutto comincia a inizio millennio, nel 2000 l’Athletic se lo porta nelle giovanili dall’Aurrerà Vitoria e lo piazza in seconda squadra. Ci passa tre anni, le presenze sono tante, ma i gol relativamente pochi. Novanta contro diciotto, un media sinceramente poco degna di rilievo. Nonostante ciò arriva anche l’esordio in prima squadra dove non lascia traccia: solo tre presenze e nessun gol. Dai Paesi Baschi lo mandano via, le serie minori lo aspettano. Prima Burgos, poi Valladolid lo accolgono a braccia aperte e lui li ripaga. Tre anni ed una quarantina di reti, Aduriz sembra aver trovato la sua dimensione. L’Athletic comincia ad intravedere qualcosa di buono e se lo riprende. Tra il 2005 ed il 2008 trova abbastanza spazio tra le file della sua squadra del cuore, ma il contributo in fase realizzativa è ancora modesto. Non sembra un attaccante in grado di fare la differenza a grandi livelli.

I Leones lo lasciano partire di nuovo, questa volta direzione Mallorca. Eppure qualcosa dentro ad Aduriz comincia a smuoversi. Raggiunge la doppia cifra per due stagioni consecutive attirando l’attenzione del Valencia che lo sceglie per completare il suo reparto avanzato. Con la maglia bianca arrivano le prime segnature in Champions League ed Europa League.

Clamorosamente nel 2012 se ne ritorna di nuovo a casa. Per la terza volta in carriera Aduriz torna a vestire la maglia biancorossa, ma questa volta le cose vanno diversamente. Causa anche la frattura della società con Fernando Llorente, che rifiuta il prolungamento del contratto e viene messo fuori rosa prima di andare alla Juventus, la doppia cifra diventa routine. Ogni stagione è un crescendo, sfiora i venti gol per due anni consecutivi, al terzo tentativo ne fa ventisei (diciotto in campionato) e si porta a casa il Trofeo Zarra, altro grande del calcio basco.

E’ il coronamento di un sogno, Aritz è il miglior marcatore spagnolo della Liga, succede a Diego Costa. La scorsa stagione va ancora meglio, le reti sono 31, una decina in Europa. 
Aritz Aduriz è ormai uno dei migliori centravanti in circolazione, si riconquista anche la nazionale, quella spagnola e non quella basca (di cui rimane comunque il capocannoniere). Euro 2016 in Francia non è più un miraggio per il ragazzone di San Sebastian; uno che non ha mai mollato, che non ha mai smesso di crederci, che sta realizzando a casa sua il sogno di ogni bambino.

La sua storia è un racconto scritto all’incontrario, un escalation continua, una poesia declamata con l’ardore e l’orgoglio tipico di chi della gavetta ha fatto un segno distintivo. Un libro il cui sottotitolo potrebbe tranquillamente essere Testa, Cuore e Gambe, le virtù di ogni vero atleta.