Draxler, Meyer e Goretzka: le tre gemme dello Schalke 04

Draxler, Meyer e Goretzka: le tre gemme dello Schalke 04

Se un tempo nel calcio c’era il modello inglese, adesso è tempo di modello tedesco, c’è poco da fare. Stadi, campionati e conti in regola, quattro squadre negli ottavi di Champions League (Bayern Monaco, Borussia Dortmund, Schalke 04 e Bayer Leverkusen) e vivai fiorenti.

Ecco, fermiamoci un attimo su quest’ultimo punto. L’ultima, immensa, nazionale tedesca, dominatrice del Mondiale dell’estate scorsa, ha alzato la coppa più ambita grazie a una squadra dall’età media di 26 anni e 114 giorni. Quarta squadra più giovane della competizione dietro Ghana, Nigeria e Belgio, che, non ce ne vogliano, la finale non l’hanno vista nemmeno col binocolo. Mario Götze, da anni enfant prodige nazionale, con il suo controllo e conclusione di sinistro al volo ha confermato le aspettative sull’intero movimento calcistico giovanile. Ma la Germania del futuro non è solo lui. Sì, perché dando un’occhiata anche ad altri che si fanno valere nel campionato di casa, diventa lecito pensare che possa non essercene per nessuno per i prossimi 9-10 anni, almeno a livello continentale.

Peschiamo dal mazzo e prendiamo tre carte dello stesso seme, blu. Siamo a Gelsenkirchen, nord della Ruhr. Se abiti lì e ti piace il calcio, allora tifi Schalke 04 e buon per te, altrimenti si parla di un posticino piuttosto deprimente, fidatevi. Da sempre una città operaia, dove lavoro, dedizione e serietà sono l’ABC, e i Königsblauen vengono subito dopo.

Uno di loro è ormai da tempo sulla bocca di tutti gli amanti del bel gioco, lo vuole mezza Europa e sembra proprio che questi possano essere i suoi ultimi mesi con ‘i minatori’. Julian Draxler, fiore all’occhiello del vivaio dello Schalke 04: quello che puoi mettere ovunque dalla metà campo in su, quello che destro o sinistro è praticamente uguale, quello che a ventun anni ha già superato le 150 presenze da professionista e campione del mondo in Brasile. Serve altro?

Ora veniamo a chi il Brasile l’ha sfiorato, spostiamoci qualche metro più avanti, zona seconde punte. O stiamo tra i centrocampisti? Inizia ad essere un piacevole grattacapo per Di Matteo, perché come fai a far stare lontano dall’area uno come Max Meyer? Non arriva al metro e settantacinque, ma ha uno scatto bruciante, un dinamismo e una tecnica da far spavento, tutti retaggi delle ore passate sul campo da calcio a cinque. A quattordici anni giocava con gli under 19, a diciotto è il migliore dei suoi in Champions League contro il Chelsea. È il 22 ottobre 2013, lo Schalke 04 ne prende tre dai londinesi, ma il ragazzo si guadagna il paragone con Götze. Sì, quello del gol nella finale del Maracanà ha già un erede.

La stessa sera, Meyer esce a dodici minuti dalla fine per fare posto al terzo esempio lampante di come si possa essere già grandi anche da piccoli. Che poi, piccoli… Leon Goretzka è tutto meno che piccolo. Quest’altro classe ’95 è una specie di armadio che si diverte a sradicare palloni in mezzo al campo. Un mostro d’intensità che gioca perno difensivo della linea mediana, senza disdegnare il fraseggio e, all’occorrenza, lo straripare sia a destra che a sinistra. Centrocampista completo. Per farvi un’idea, guardate il gol contro il Bayer Leverkusen. C’è tutto: pressing, progressione, tecnica e freddezza. È rientrato domenica da un infortunio che lo ha tenuto lontano dai campi per tutta la prima parte della stagione.

Leon non vede l’ora di misurarsi contro il Real Madrid questa sera in Champions League. All’andata fu 0-2 per le merengues: Draxler non ci sarà perché infortunato, Meyer potrebbe partire titolare e Goretzka già si pregusta la serata, comunque vada: “Partite come quella di martedì non capitano tutti i giorni”, ha detto dopo la partita al sito del club. Nemmeno certi giocatori, se per questo. Statene certi.

@FFiumi



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