La leggenda di Abdon Porte, héroe Nacional

La leggenda di Abdon Porte, héroe Nacional

Tutt’ora quello dell’Uruguay rimane uno dei più grandi misteri calcistici del mondo. Non si capisce infatti cosa gli permetta, con una popolazione pari ad un terzo degli abitanti della Lombardia, di guardare tutto il mondo del pallone con una certa superiorità. Hanno iniziato a giocare qualche minuto dopo gli inglesi ma hanno vinto tutto per primi: Mondiale, Olimpiade, competizione continentale per nazionali (Copa America) e per club (Copa Libertadores). Il calcio, in quei pochi chilometri quadrati incastonati tra Argentina e Brasile, ha sempre offerto personaggi e storie uniche. Probabilmente la più famosa e la più incredibile resta quella del Maracanazo e del grande Alcides Ghiggia; per la più triste e la più assurda, invece, bisogna leggere alla voce Abdon Porte.

Porte nacque nella Montevideo di fine Ottocento, dove la passione per il calcio la potevi respirare ovunque: nei campi di terra battuta, per strada, al porto tra le navi appena arrivate dall’Europa. In Italia il campionato nemmeno esisteva. Giocò il football di strada fino al 1910, poi, piano piano, arrivò ai club più forti: prima il Colon, una delle mille squadre di Montevideo, poi un anno nel Libertad e alla fine arrivò al Nacional. Lo chiamavano El Indio, l’indiano. In poco tempo Abdon diventò titolare, poi capitano. Era un centrocampista centrale, con fisico e colpo di testa fuori dalla norma. Parlava poco ma vinse tanto in poco tempo: quattro campionati tra 1912 e il 1917, la Copa America (da riserva nel 1917), quando si chiamava Campionato Sudamericano.

Ma per lui la nazionale era solo una parentesi tra una partita del Nacional e l’altra. Si racconta che sentisse il club come una famiglia, al punto da confessare ai compagni: «Il giorno in cui non giocherò più, mi sparerò un colpo al Parque». Il Parque è il Parque Central, lo storico stadio del Nacional, che dal 1900 è sempre lì, al 2900 di calle Carlos Anaya. Conserva ancora il fascino dei posti antichi e probabilmente non avrà mai gli Sky Box con i monitor per i replay, ma chi si siede in uno dei 26.900 posti capisce subito che da lì è passata la storia. Nel 1914, proprio al Parque, il Nacional vinse la Copa Competencia: 2-1 al Peñarol nel Clasico, il derby intorno a cui ruota Montevideo. Quel giorno segnò anche Abdon Porte.

Il 1917 fu probabilmente il suo anno migliore, anche se a 37 anni iniziava a fare fatica a giocare con continuità. Nel 1918 i dirigenti del Nacional decisero che il posto da titolare sarebbe andato al giovane Alfredo Zibechi. L’Indio ne sarebbe stato la riserva; il capitano passava in panchina e lui questo proprio non poteva sopportarlo. Nel calcio di quei tempi le riserve andavano in tribuna, non giocavano mai e Porte l’aveva detto che cosa avrebbe fatto se fosse rimasto senza una maglia del Nacional. Il 4 marzo 1918 giocò da titolare nell’amichevole contro il Charley e, a partita terminata, andò con i compagni alla festa della squadra. Dopo mezzanotte se ne andò senza salutare e prese il tram che portava al Parque, entrò lentamente in campo e si sparò un colpo al cuore. A centrocampo, il posto al mondo in cui si trovava più a suo agio. Il corpo venne ritrovato la mattina dopo da un custode. In una mano c’era ancora la pistola, nell’altra due bigliettini. Uno conteneva un messaggio di scuse alla famiglia e la richiesta (poi ovviamente esaudita) al presidente del Nacional di seppellirlo a fianco di Carlos e Bolivar Céspedes, due leggende del club morte di vaiolo. L’altro era una dedica… «Nacional anche quando sarò polvere. E nella polvere sempre amante. Non dimenticherò un istante quanto ti ho amato. Addio per sempre».

La settimana seguente il Nacional giocò un’amichevole per raccogliere denaro per la famiglia di Porte e, a partire da questa partita, la tribuna in cui si ritrova la curva dei tifosi più caldi prese il suo nome. È sempre presente anche uno striscione con la scritta Por la sangre de Abdon, “per il sangue di Abdon”.

Sono passati quasi cento anni dalla morte del capitano ma a Montevideo il ricordo è ancora fortissimo. Su Twitter c’è un account a nome Abdon Porte che ogni tanto lascia una massima: “Quando ti senti male, ricorda che la cosa peggiore è essere del Peñarol”». Su ask.fm qualcuno si è registrato a nome Abdon Porte. Ogni giorno gli utenti passano e gli lasciano domande di qualsiasi tipo, da “Ccosa pensi della legalizzazione della marijuana in Uruguay” a “Perché sei morto?” o perfino la classica “chi ti piace?”. Le repliche arrivano sempre puntuali. Se vi interessa, Abdon ritiene che la legalizzazione sia una delle migliore cose fatte di recente in Uruguay, per le altre due domande, invece, ha una sola risposta: “Nacional, Nacional”.

Lorenzo Bellucco



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