Puma evoSPEED 1.3, il nostro test

Puma evoSPEED 1.3, il nostro test

Dopo aver testato in tempi non sospetti le evoPOWER 1 e le evoPOWER 1.2 abbiamo messo alla prova questa volta le bellissime Puma evoSPEED 1.3, le scarpe del capocannoniere della Premier League, Sergio Aguero, di Radamel Falcao e, tra gli altri, del nostro Marco Verratti.

La sensazione generale, avendo potuto testare entrambi i modelli, è che Puma sia riuscita in quello che era il suo intento originale: disegnare dei modelli che si adattino alle caratteristiche del giocatore e che si offrano come una naturale estensione del proprio modo di interpretare il calcio. Se con le evoPOWER la casa tedesca aveva puntato maggiormente al gioco maschio ed alla battaglia a centrocampo, queste Puma evoSPEED 1.3 si offrono come ottima alternativa per i giocatori rapidi, i funamboli della trequarti avversaria, i finalizzatori. Siamo di fronte ad una scarpa da calcio che si indirizza quasi esclusivamente ai giocatori di fantasia, specie se dal baricentro basso e dalla grande facilità di corsa. L’unica eccezione che ci sentiamo di muovere a questa regola generale è per le mezze ali rapide di gamba e pensiero. In altre parole la scelta dei testimonial non pare casuale, le evoSPEED sono ideali per i giocatori alla Aguero e Verratti (sempre ammesso ci siano scarpe non ideali per questi giocatori), mentre non sembrano invece le compagne perfette per mediani e centrocampisti di quantità che rimandiamo, restando in ambito Puma, alle già citate evoPOWER o alle più tradizionali King. Segnaliamo due eccezioni ben note agli appassionati: Stephan Lichtsteiner della Juventus (terzino/centrocampista esterno) e David de Gea, portiere del Manchester United.

A livello estetico le evoSPEED si inseriscono bene all’interno delle ultime collezioni Puma. Certo, competere con un ‘bestseller’ assoluto come la evoPOWER è dura, ma la prima release viola/giallo ha il suo fascino. Se però volete provare qualcosa di davvero forte, il nostro consiglio è farvi un giro sulla colorazione Dragonche sfoggia una tomaia inedita resa unica dalla speciale e originale texture dragon skin con una grafica che riproduce l’immagine del dragone avvolge questo modello interamente rimandando al mondo dei tatuaggi. Pronti per bruciare l’erba?

Le evoSPEED 1.3 si fanno apprezzare immediatamente per la grande leggerezza che garantisce un vantaggio competitivo concreto sul terreno di gioco. La tomaia in microfibra, morbida e ultrasottile, che ricopre la scarpa assicura una grande calzabilità (pianta piuttosto stretta, annotate) mantenendo una sensibilità nel controllo palla notevole. Se l’agilità è garantita dalla leggerezza e dalla tomaia, la stabilità è stata invece affidata alla gabbia Everfit che avvolge il piede all’interno della scarpa e offre stabilità nella parte centrale; la suola anatomica leggera in PEBAX con inserto in nylon Speedtrack contribuisce a distribuire uniformemente la pressione, mentre la tecnologia DuoFlex nell’avampiede offre flessibilità e permette alla scarpa di seguire abbastanza fedelmente i movimenti del piede. La sensazione generale, una volta vinto lo straniamento iniziale, è che il piede sia sufficientemente libero, specie nei cambi di direzione. Da segnalare anche la versione con tomaia in pelle, che costa una decina di euro in più del modello-base (190/200 euro di serie, online si trovano anche a prezzi compresi tra i 120 e i 160 euro).

Bisogna ammettere che, quantomeno al primo impatto, la gabbia Everfit che avvolge la zona mediana ha spiazzato il nostro tester. Dubbi comunque rimossi già dal terzo/quarto utilizzo. La soletta interna anatomica estraibile con inserti in memory foam garantisce un maggior comfort per una scarpa che, tutto sommato, risulta comoda. Puma ha inoltre inserito sul rivestimento esterno delle sue evoSPEED la speciale stampa GripTex con l’obiettivo di garantire un miglioramento del controllo in condizioni di bagnato. Per quest’ultima caratteristica possiamo affermare che il controllo della sfera su terreni viscidi è generalmente efficace, ma ci sembra inutile sottolineare che la scarpa non faccia miracoli e che quindi molto dipenderà dalle nostre qualità tecniche.



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