Puma evoPOWER 1.0, il nostro test

Puma evoPOWER 1.0, il nostro test

L’attenzione dei media su Mario Balotelli e le sue Puma evoPOWER è sempre molto alta. Sarà perché il futuro del Milan e della Nazionale sembra passare proprio da quei piedi. Balotelli è attualmente negli Stati Uniti per giocare con i rossoneri la Guinness International Champions Cup, che si concluderà nella notte di sabato contro il Liverpool. In attesa di scoprire quale Mario ci regaleranno la stagione 2014/2015 e il lavoro con il neo-allenatore Inzaghi (uno che di gol se ne intende), grazie a Puma Italia abbiamo testato sul campole sue evoPOWER, scarpa presentate a gennaio 2014 a Barcellona, pensata da Puma per incrementare la precisione e la potenza dei suoi atleti.

La caratteristica principale è la struttura GSF (Gradual Stability Frame) una “spina dorsale” inserita nella suola che permette alla scarpa di piegarsi in entrambi i versi, consentendo al piede di muoversi in modo naturale. Una libertà di movimento ispirata direttamente a quella del piede nudo.

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Giallo e viola.
Dal punto di vista estetico (archiviata la bellissima colorazione mondiale con il piede destro vestito di rosa e il sinistro di azzurro), le nuove evoPOWER sono piuttosto accattivanti, gialle e viola. Certo, per indossarle con nonchalance ci è stato necessario mettersi alle spalle il concetto di scarpa tradizionale, monocromatica, noiosa, ma il risultato finale è stato piuttosto appagante.

Le prestazioni.
Quello che colpisce maggiormente è che la evoPOWER non è né troppo pesante né eccessivamente leggera. Un giusto compromesso, insomma. Si percepisce una grande morbidezza nella calzata e questo fattore permette alla scarpa – come da intenzione dei progettisti, d’altronde – di seguire tutti i movimenti del piede senza alcuna rigidità. Non abbiamo avuto modo di riscontrare, nemmeno in partita, problemi sui movimenti laterali o sulla corsa. Puma, poi, ha fatto molta attenzione alla protezione delle zone a rischio (caviglie e talloni) e ha offerto una grande capacità di controllo nelle zone nevralgiche della scarpa.

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Dalla punta alla pianta.
La punta delle evoPOWER non è piatta, ma gradevolmente affusolata (la tomaia è realizzata con l’esclusiva tecnologia Adap-Lite) e permette qualsiasi tipo di controllo. La forma della pianta è molto particolare: è abbastanza stretta sul tallone e più ampia sull’anteriore, un aspetto che potrebbe essere vantaggioso per coloro che desiderano una scarpa stretta ed aderente ma non vogliono infilarsi in calzature eccessivamente strette. I tacchetti della versione testata (suola FG) sono leggermente alti per un sintetico, ma non danno grossi problemi anche su questo tipo di campi, ormai diffusissimi. Se proprio dobbiamo individuare una pecca, il nostro tester ha riscontrato che il tacchetto centrale della parte anteriore della suola è in posizione troppo arretrata. Questo può dare qualche fastidio quando il piede deve essere sfruttato da perno, ma si tratta comunque di una mancanza piuttosto veniale.

Cuscinetti preziosi.
Una particolarità delle Puma evoPOWER sono sicuramente i cuscinetti sulla parte anteriore (in schiuma AccuFoam): in un primo momento abbiamo pensato offrissero una minor percezione della palla ma – dopo averci giocato – dobbiamo ammettere che il controllo è garantito e che alcune delle “perplessità” potevano derivare dall’abitudine del nostro tester a scarpe più sottili. In più i cuscinetti, oltre ad essere utili quando si calcia il pallone, molto spesso possono “salvare la vita” in caso di pestoni leggeri o contatti di gioco.

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Consigli per gli acquisti.
Come si può desumere dal nome, il gioco che privilegiano queste scarpe è quello di potenza. Quello che offrono nella precisione del tiro lo concedono in termini di leggerezza e controllo di palla, per cui forse chi predilige il pallone incollato al piede e il gioco veloce potrebbe preferire orientarsi verso altre scarpe (come le nuove evoSPEED 1.3, che proveremo presto). Ma il valore aggiunto delle evoPOWER è che sono molto duttili, adatte a punte di posizione e a difensori, a registi di centrocampo e ad attaccanti esterni, come dimostra la variegata “rosa” di testimonial messa in campo dalla casa tedesca: da Balotelli a Reus, da Chiellini a Fabregas a Yaya Touré.

[Tester: Pobo]



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