Carlo Pizzigoni è nato e vive a Pero, nella periferia ...
Una novità assoluta, una benedizione dal cielo per tutti gli innamorati del calcio argentino. Questo e tanto altro è stata la Fecha de los Clásicos. Quindici derby, tutti in una giornata, per la prima volta nella storia del fútbol e della Primera División. Per la verità, i veri derby sono solo sette, mentre i rimanenti otto sono stati studiati a tavolino per completare il quadro del ventiquattresimo turno, andato in scena da venerdì 11 Settembre a lunedì 14 Settembre. Noi footbAll Nerds abbiamo preferito concentrarci sulle rivalità storiche, selezionando un protagonista per partita. Sette uomini che hanno legato per sempre il loro nome alla storia dei clásicos argentini.
Nel monologo rosso dell’Estadio Libertadores de América, un ragazzo della provincia di Misiones riesce a coronare il suo sogno. A 21 anni, Martín Nahuel Benítez apre le danze nel 202esimo Clásico de Avellaneda. Il Racing va ko, l’Independiente vince 3-0. Per il Conejo, seconda punta rapida ed esplosiva, è il primo gol in un derby. Un’emozione incredibile per chi, come lui, è cresciuto nelle giovanili del Rojo. A 14 anni stava per chiudere con il calcio dopo un provino fallito con il Boca Juniors. Grazie all’aiuto dei suoi genitori e dell’Independiente è tornato in campo ed è riuscito a riscrivere il copione della sua vita.
[Ai piedi Martí porta le Puma evoPOWER 1.2 che abbiamo testato qui]
Da un ragazzino a un veterano. Patricio Daniel Toranzo sguazza in Primera División dalla stagione 2003-04. Ha esordito con il River Plate, poi Quilmes, Atlético Rafaela e finalmente l’Huracán. Con il Globo gioca un grande Clausura nel 2009, ma all’ultima giornata perde la sfida campionato contro il Vélez Sársfield in un match contestatissimo. Un’impresa quasi sfiorata che ha permesso ai protagonisti di quell’annata di essere ribattezzati come Los Ángeles de Cappa, in onore dell’allenatore Ángel Cappa. Dopo le esperienze con Racing, All Boys e Shanghái Shenhua, in Cina, Toranzo è tornato all’Huracán e sabato ha deciso il 156esimo Clásico de Barrio con una punizione dalla traiettoria beffarda. Estadio Tomás Adolfo Ducó in delirio, il San Lorenzo cade e perde la vetta della classifica.
[Patricio ha deciso il derby con delle pregiatissime e ormai antiche Nike CTR360]
Eduardo Coudet (Rosario Central-Newell’s Old Boys 0-0)
Dopo la vittoria firmata Marco Ruben nella sfida di andata, i tifosi del Rosario Central speravano di battere gli acerrimi rivali del Newell’s Old Boys, chiamati affettuosamente i Leprosos (i lebbrosi), anche al Gigante de Arroyito. Invece, nel 164esimo Clásico Rosarino, si sono dovuti accontentare di uno scialbo 0-0. Un pareggio che, di certo, non ha soddisfatto Eduardo Germán Coudet, autentica leggenda delle Canallas. Da calciatore del Central ha giocato 132 partite, segnato 14 reti e vinto una Copa Conmebol nel 1995. Oggi il Chacho è l’allenatore del club. Un vero leader che punta sempre al massimo: “Non sono mai contento quando non vinco – ha dichiarato al termine del match – Il Newell’s? Ha giocato per difendere il risultato, ma va bene così . Ognuno gioca come crede”.
Leonardo Jara (Estudiantes-Gimnasia La Plata 1-1)
Nel 54esimo pareggio della storia del Clásico Platense (154 sfide in totale in Primera División), a far notizia è il nome del secondo marcatore del match. Il Correntino Leonardo Jara è puntuale sul cross dalla sinistra dell’ex interista Alvaro Pereira e fissa il punteggio sull’1-1 facendo esplodere il popolo dell’Estadio Único. Una vera e propria favola, soprattutto se si considera che, quello di domenica, è il secondo gol da professionista per Jara, trasferitosi a 14 anni a La Plata per vestire la maglia dell’Estudiantes. “Per me il Pincha è tutto”, parola di Leo, cresciuto con il mito di Juan Sebastián Verón, ex giocatore e ora presidente del club. Esterno di centrocampo, all’occorrenza anche laterale di difesa: Jara corre per i compagni e sogna la nazionale. Ci vuole pazienza, nel frattempo ecco il gol al Gimnasia, mica roba da poco.
L’Estadio Brigadier General Estanislao López viene soprannominato il Cementerio de los Elefantes per via delle numerose vittorie riportate dal Colón, tra le sue mura, contro le grandi del fútbol argentino. L’incantesimo però non riesce a colpire l’Unión. Nel Clásico Santafesino regna l’equilibrio: 26 vittorie per il Colón, 26 per l’Unión e 31 pareggi. Un equilibrio mantenuto anche domenica (0-0), per merito soprattutto di Nereo Fernández. Il portiere classe ’79 ha respinto tutti gli attacchi avversari permettendo al Tatengue di portare a casa un punto prezioso. Nereo, nato a La Brava, nella Provincia di Sante Fe, e da sempre cuore Unión al termine della partita ha pubblicato un tweet piuttosto provocatorio nei confronti del Colón. Si è giustificato assicurando che gli avessero hackerato l’account, ma non è servito a molto: il mondo social, sponda Sabalero, si è scatenato contro di lui.
[Nereo Fernandez chiude i battenti della sua porta con i Reusch Re:ceptor]
Nicolás Lodeiro (River Plate-Boca Juniors 0-1)
Nel Sudamericano Under-20 2009 si sono classificati terzi con l’Uruguay e sei anni dopo si sono ritrovati contro al Monumental. Tabaré Viudez e Nicolás Lodeiro, due talenti mai veramente sbocciati accomunati a da un destino molto simile. Dopo aver fallito con il Milan, Viudez è tornato al Defensor Sporting, suo primo club. Poi Messico (América e Necaxa), ancora Uruguay (Nacional), Turchia (Kasimpasa) ed infine Argentina, dove è riuscito ad alzare la Copa Libertadores con la maglia del River Plate. Lodeiro, invece, è stato lanciato dal Nacional prima di approdare in Europa, dove lo aspettava l’Ajax. Nonostante abbia vinto due campionati e una coppa d’Olanda, non è mai riuscito a esibire tutta la sua classe e nel 2012 i Lanceri lo hanno spedito in Brasile. Corinthians e Botafogo, poi arriva la chiamata del Boca e Nico accetta subito. Gli danno la camiseta numero dieci, la stessa indossata da Maradona e Riquelme. L’impatto è buono, ma quando Carlos Tévez torna alla Bombonera gli cede la diez e si prende il 14, con cui ha vinto la Copa América nel 2011. E sempre con il 14 addosso, domenica scorsa ha zittito il Monumental e ha riportato gli Xeinezes in testa alla Primera División, tutto davanti agli occhi del suo amico Tabaré. La fortuna gira, Lodeiro lo sa e si gode il suo momento: il 205esimo Superclásico è del Boca Juniors.
[Nel Superclásico Nicolas aveva ai piedi le Nike Tiempo V. Qui il nostro test]
La città di Tumaco, in Colombia, è famosa per aver lanciato diversi calciatori. Ai nomi più noti di Willngton Ortiz, Jairo Castillo, Pablo Armero e Victor Ibarbo va aggiunto quello di Mauricio Cuero, attaccante classe ’93 del Banfield. Dopo aver vinto un Sudamericano Under 20 con i Cafeteros, a 20 anni viene acquistato dal Vaslui. In Romania la vita è dura, Cuero non è ancora pronto per l’Europa. Il ragazzo ha bisogno di tornare o, quantomeno, di avvicinarsi a casa. L’Argentina lo accoglie: prima l’Olimpo, poi il Banfield. E proprio con la maglia del Taladro riesce a ritagliarsi un ruolo sempre più importante. Sei gol in stagione, l’ultimo stupendo e pesantissimo. Il Banfield espugna La Fortaleza, il Lanús perde il Clásico del Sur. È un grande giorno per Mauricio, nuovo incubo dei tifosi del Granate.
[Mauricio per espugnare La Fortaleza ha scelto Nike Mercurial Superfly IV rosa shocking. Qui il nostro test]