Nike cita in giudizio Denis Dekovic (e gli chiede 10 milioni di dollari)

Nike cita in giudizio Denis Dekovic (e gli chiede 10 milioni di dollari)

di @orangeket

La notizia era già una bomba di per sé, senza strascichi legali. Adesso però, come in quel b-movie italiano anni ’70, l’affare s’ingrossa. La Nike ha deciso di citare in giudizio Denis Dekovic, il padre delle Magista e di grandissima parte delle più recenti e notevoli creazioni della casa americana, passato all’Adidas, accusandolo di aver violato gli accordi di non-concorrenza sottoscritti in autunno. Oltre all’ex design director di Beaverton, nella vicenda (per la quale sarebbe stato richiesto un risarcimento di circa 10 milioni di dollari) sono  coinvolti anche Marc Dolce (basket) e Marc Miner (running), i due senior designer traghettati in Adidas assieme a Dekovic.

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Al centro delle contestazioni di Nike il fatto che i tre abbiano di fatto iniziato a lavorare sottobanco per Adidas, nonostante il contratto che li lega agli americani sia tuttora in piedi (il cambio di casacca – infatti – era stato solo annunciato ma diventerà esecutivo nel 2015). In questa fase di “consulenza fantasma” Nike accusa Dekovic, Dolce e Miner di aver rivelato ai prossimi datori di lavoro informazioni riservate sui prossimi progetti Nike: disegni, bozze (pare anche quello di un modello inedito da calcio) e documenti aziendali. Secondo Nike, Adidas si sarebbe impegnata a coprire eventuali conseguenze economiche della causa per i tre, mentre dal canto loro i tedeschi smentiscono “qualsiasi interesse per vecchi progetti e incarichi precedenti” dei tre assunti.

Attraverso il loro legale Dekovic, Dolce e Miner hanno pubblicato un comunicato ufficiale di risposta, diffuso poi in rete attraverso i social: “Durante la nostra carriera in Nike – si legge – non abbiamo fatto altro che dare il massimo. Abbiamo dato ore di passione e dedizione, anche al di là di quanto ci fosse richiesto, mettendo spesso il lavoro davanti alle nostre famiglie”.

“Troviamo le accuse di Nike offensive, perché si tratta di menzogne o di mezze verità ingannevoli. Non abbiamo sottratto segreti commerciali o proprietà intellettuali quando siamo andati via a settembre. Non vediamo l’ora di dare idee e progetti nuovi e innovativi ad Adidas quando il nostro accordo di non concorrenza con Nike scadrà”.

Una vicenda forse prevedibile data la posta in gioco, ma anche parecchio triste per appassionati e osservatori esterni. La bellissima favola di Dekovic in Nike (iniziata con una coraggiosa quanto “delirante” lettera di autocandidatura scritta quando ancora era uno studente) termina fra stracci che volano e lettere di avvocati. A scrivere la parola fine, purtroppo, sarà una corte o un (sostanzioso) accordo stragiudiziale.



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