Adidas Finale Berlin, il test del pallone della Champions

Adidas Finale Berlin, il test del pallone della Champions

E’ lo stesso pallone delle magie di Suarez e delle punizioni di Xabi Alonso, delle fiondate dell’Apache Tevez e dei miracoli di Super Manuel Neuer.

Si chiama Adidas Finale Berlin e, come vi avevamo raccontato qui, è il pallone ufficiale della fase finale di Champions League. Ha debuttato a febbraio, in occasione degli ottavi di finale, e resterà protagonista assoluto sia in questi quarti di finale sia nelle 5 partite che mancano per assegnare (a Berlino, appunto) il 6 giugno la leggendaria coppa dalle grandi orecchie. Proprio fra l’andata e il ritorno dei quarti, con la complicità di Adidas Italia, abbiamo portato in campo (partite comprese) il Finale Berlin 2015 per raccontarvi le nostre impressioni.

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Pannelli termosaldati, superficie texture grip, sfericità perfetta: l’Adidas Finale Berlin come caratteristiche tecniche è perfettamente in linea con i suoi predecessori più diretti, Brazuca (testato qui) e Conext. Qualcosa di diverso, però, lo abbiamo riscontrato. Non tanto nel gioco a terra (è leggero ma si lascia domare, la superficie in texture grip è ancora una volta promossa) o in velocità (non frena la corsa né la conduzione) e – a dirla tutta – nemmeno nei lanci. Lì non dà nessun tipo di problemi, né a chi attacca né a chi difende; piuttosto è al momento del tiro abbiamo notato qualche differenza.

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Potenza e controllo. Il Finale Berlin 2015 è un pallone da calcio leggero, poco tradizionale, che ha la caratteristica – a differenza di molti predecessori e anche di qualche concorrente – di non dare una risposta “immediata” al tiro di potenza. A volte prende immediatamente velocità, ma tende ad alzarsi, altre si fatica ad imprimere potenza. Si tratta con tutta probabilità di questione di abitudine, con un po’ di allenamento intensivo siamo sicuri che i risultati migliorerebbero (e siamo pronti, come sempre, ad aggiornare in merito l’articolo). Chiaramente la prima riflessione che ci è venuta in mente è che tutte queste “difficoltà” vengano decisamente meno quando è affidato ai piedi sapienti dei professionisti che, ad esempio, riuscirebbero perfettamente a farlo “scendere” a puntino sui calci da fermo.

La parola al portiere. La sensazione tra i pali non è sicuramente positiva. Siamo di fronte ad un pallone che, sin dal primo istante, non si mostra amichevole con i numeri 1. Adidas ha creato una sfera che facilita i “calcianti” e garantisce spettacolo e gol. Quanto poi sia effettivamente spettacolare una partita in cui il pallone prende effetti surreali è un altro discorso, da affrontare in separata sede. Ma prima che scendiate in piazza con i forconi a protestare, bisogna esser chiari: non siamo tornati ai tempi dello Jabulani. Una sua normalità l’Adidas Finale Berlin la garantisce, tuttavia rispetto al Brazuca testato questa estate la sfera appare decisamente più leggera e soggetta a cambi di direzione improvvisi. In diverse occasioni, durante il test, conclusioni dalla lunga distanza apparentemente innocue sono ben presto diventate pericoli concreti. Parliamo di tiri da 35 metri, usciti di pochi centimetri a una velocità non preventivabile al momento dell’impatto. Insomma come al solito la nostra vita fra i pali non è facile. [Tester: Pobo, Meri, dece30]



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