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Se fosse un presidente qualsiasi, a descriverlo basterebbero i risultati ottenuti: 20 campionati, 12 Coppe del Portogallo, 2 Coppe dei campioni, 2 Coppe UEFA/Europa League, 2 intercontinentali e una Supercoppa europea in 32 anni di presidenza. Ma il numero uno del Porto Jorge Nuno de Lima Pinto da Costa, 76 anni, per tutti Pinto da Costa, non è affatto un presidente qualsiasi.
Tralasciando l’impressionante palmarès e i guai giudiziari (2 anni di squalifica per lo scandalo “Fischietto d’oro”), Pinto è noto soprattutto per essere, da una decina d’anni, il pirata del calciomercato europeo. ll segreto del suo successo? Comprare tendenzialmente a poco, rivendere a tanto. Anzi, tantissimo. Ci siamo presi la briga di passare al setaccio (dati transfermarkt.com) gli ultimi dieci anni di compravendite del geniale dirigente portoghese, partendo cioè dal day after della vittoria in Champions League del 2004, con Mourinho in panchina.
Da Costa perde subito l’allenatore dei miracoli, che passa al Chelsea e si autoproclama Special One. Ben lungi dal farsi prendere dal panico, il presidente vende senza esitazioni cinque titolari della notte di Gelsenkirchen: Deco al Barcellona, Derlei alla Dinamo Mosca, Carlos Alberto al Corinthians, Ricardo Carvalho e Paulo Ferreira al Chelsea di Mou. Giocatori costati poco meno di 13 milioni di euro si trasformano come per miracolo in 88 milioni e mezzo. Pinto da Costa inizia a ragionare per multipli di dieci, come in un improbabile supermercato del calcio: c’è il banco di quelli da 10 milioni, quello dei pezzi da 20 e così via. Da manuale la cessione di Carvalho e Ferreira al Chelsea: un (bravo) centrale cresciuto nel vivaio e un terzino destro così così (ma per Mourinho è “il più bravo del mondo”) preso dal Setubal a 2 milioni fruttano 50 milioni secchi. E tutti a pensare “Facile con Abramovich, che non sa come girano le cose nel calcio”.
Pinto da Costa, invece, ci prende gusto, nei due anni successivi smista in giro per l’Europa Maniche, Luis Fabiano, Costinha e Diego. Ma i veri colpi da maestro devono ancora arrivare. Estate 2008: Pepe al Real Madrid per 30 milioni (era costato 2), Anderson (Anderson!) vola a Manchester, sponda United per 31.5. Non lascerà propriamente il segno ad Old Trafford, pur togliendosi alcune soddisfazioni in campo e qualcuna in più nei locali notturni. L’anno dopo si replica alla grande: Mourinho porta all’Inter il “Trivela” Quaresma (oltre 24 milioni), il Chelsea prende Bosingwa, che fu acquistato a 1, per 20.5 milioni.
Un crescendo praticamente inarrestabile: nel 2009 Lisandro Lopez e Lucho Gonzalez vanno in Francia e fruttano una plusvalenza di oltre 30 milioni, Cissokho raggiunge Lopez al Lione per 16,5 milioni dopo essere stato pagato 300mila euro. L’anno dopo un prodotto del vivaio, Bruno Alves, è valutato 22 milioni dallo Zenit, la stessa squadra che nel 2012 paga 55 milioni per Hulk. Senza dimenticare i 47 milioni incassati per Falcao dall’Atletico Madrid (era costato 5.5) o i 45 per James Rodriguez dal Monaco.
Quando in Italia si parla del signor da Costa e del Porto è facile accostarlo alle leggendarie sòle rifilate all’Inter (Quaresma e Alvaro Pereira). Ma la stragrande maggioranza dei calciatori venduti dai Dragoni hanno poi avuto successo anche con la nuova maglia. In più, spesso, non perdono di valore. Falcao dopo due stagioni è stato rivenduto al Monaco a 60 milioni, James Rodriguez in un anno al Principato ha quasi raddoppiato il suo valore, da 45 a 80, e si è preso la maglia numero 10 del Real.
E il Porto, quest’estate, che fa? Per ora ha guadagnato circa 15 milioni dalla vendita di Iturbe (pagato 4.5) e altrettanti da quella di Fernando al Manchester City (costò 720mila euro); secondo i rumors di mercato dovrebbe presto vendere il francese Mangala allo stesso City per 40 milioni. Intanto ha preso un paio di prestiti eccellenti (Casemiro e Tello) da Real e Barcellona e due rincalzi per la difesa: il gigante nero dell’Olanda, Martins Indi (7.7 milioni, dal Feyenoord) e l’ex oggetto misterioso della Roma José Angel, gratis. Già fissate le clausole rescissorie per entrambi: sui 40 milioni l’olandese, una trentina lo spagnolo. Pinto da Costa è già pronto a passare all’incasso nel 2015.
[di @orangeket – pubblicato originariamente su GQ Italia]