L’addio ai completi storici? Colpa della FIFA

L’addio ai completi storici? Colpa della FIFA

footbAll Nerds per GQ Italia.

A colpire l’immaginario collettivo durante i mondiali di calcio sono, da sempre, i colori delle maglie. Persino da bambini non era necessario essere esperti di calcio (o meglio, ci faceva sentire esperti) per riconoscere alla prima occhiata le squadre: gli azzurri siamo noi, quello con la maglia gialla e i pantaloncini blu è il Brasile, gli arancioni sono gli olandesi e così via. Le colorazioni si susseguivano senza troppi cambiamenti sin dal primo mondiale, esaltate dall’arrivo della tv a colori. Poi la televisione (e la federazione internazionale) hanno preso il sopravvento e le cose hanno iniziato a cambiare. Sarà pur vero che ci abbiamo vinto un mondiale, ma il completo dell’Italia tutto azzurro non avrà mai lo stesso fascino di quello classico con pantaloncino bianco che abbiamo ammirato addosso a campioni come Riva, Rossi o Baggio.

La nostra nazionale non è l’unica vittima. Le stringenti regole FIFA sulla “confusione cromatica” condizionano anche le case produttrici e hanno portato una serie di disastrosi cambiamenti, E così – ad esempio – nelle ultime gare del girone A ci è toccato vedere il Brasile con pantaloncini e calzettoni bianchi e il Messico con degli inediti (e discutibili) calzoncini neri.

L’Inghilterra ha sfoggiato un kit completamente bianco, mentre contro l’Honduras la Francia ha vestito una maglia blu notte (e già su questo ci sarebbe da ridire) con calzoncini dello stesso colore e calze rosse. Addio tricolore, insomma. Ancora più eclatante il caso della Germania. Passati alla storia sin dagli anni ’50 per le maglie bianche e i calzoncini neri, i tedeschi sono adesso obbligati a un look tutto bianco che li rende terribilmente ordinari. Curiosando negli altri gironi, si scopre che l’Argentina ha dovuto rinunciare ai pantaloncini neri, sostituendoli con un più rassicurante bianco. E dire che un tempo, quando Maradona giocava con calzoncini e calzettoni bianchi era una stranezza da ricordare: accadde ad esempio nel ‘90 in Italia, durante l’ottavo di finale contro il Brasile deciso dalla rete di Caniggia.

E la Spagna? Per gli ex campioni del mondo finora la scelta si era sempre ristretta al calzoncino, blu o blu scuro a seconda delle annate. In Brasile, invece, l’Adidas ha portato un kit completamente rosso, in stile-Liverpool. Discutibile anche il fatto che nella prima gara del girone, contro l’Olanda, nessuna delle due squadre vestisse la prima maglia: che possibilità ci sono di confondere il completo rosso con quello completamente blu dei tulipani? Nessuna, eppure la FIFA si è voluta assicurare che la Spagna avesse in dotazione per questo match un terzo kit, bianco. Contro l’Australia, nella terza gara del girone, la squadra di Del Bosque ha poi stabilito un altro primato: giocando in nero ha utilizzato tre completi diversi in altrettante partite, un record che è figlio dei tempi.

Ma il risultato forse più orripilante è quello raggiunto con la Colombia: nessuna pietà per i colori della bandiera nazionale, la prima maglia gialla (molto bella) è stata accoppiata a pantaloncini e calze bianche. Un nuovo capitolo nella storia della divisa dei sudamericani, forse la più affascinante e travagliata fra le 32 partecipanti. In blu alla prima apparizione mondiale (Cile ‘62), durante gli anni ‘70 e i primi ‘80 i Cafeteros vestivano con disinvoltura maglie arancioni, con dettagli che richiamavano la bandiera, e seconde divise bianche. Il primo grosso cambiamento è del 1985, quando arriva il primo kit tricolore: maglia rossa, pantaloncini blu, calze gialle; come seconda divisa fa il suo esordio la maglia gialla, con gli stessi calzoncini blu e calzettoni rossi. I colori restano gli stessi nonostante l’alternanza di fornitori (Adidas, Puma, Kelme, Comba) fino al 1993 quando, passando alla Umbro, viene ufficializzato il giallo come colore principale anche nelle gare casalinghe. Fu la divisa di Higuita, Asprilla e Valderrama, dello 0-5 all’Argentina nelle qualificazioni e della tragica coppa del mondo del ‘94. Una maglia diventata storica. Per questo motivo, anche se in realtà ha meno di 30 anni di vita, i tifosi colombiani non hanno gradito minimamente l’abbandono del tricolore. Il calcio non è solo “confusione cromatica” ma, specie per i fans, anche e soprattutto tradizione.



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