La Costa Rica, i mondiali e la Juventus

Come giustamente teorizzava un collega, in Costa Rica non devono essere felicissimi del sorteggio mondiale di venerdì, che ha inserito la nazionale centroamericana nel girone con Uruguay, Inghilterra e gli azzurri. Lo dimostra anche il titolo a tutta pagina del quotidiano locale La Nacion, che parla di “Grupo de la muerte” e chiarisce da subito le uniche due vie possibili per i Ticos: “arrendersi alla logica o tentare la folle impresa” (di qualificarsi).

CRica

Eppure il nome Italia ha, per la Costa Rica, un dolce retrogusto. Fu proprio da noi, infatti, che la squadra fece il suo debutto mondiale, nel 1990. Il girone era il C, le avversarie il Brasile, la Svezia e la Scozia, le sedi Torino e Genova. I Ticos di Cayasso, Medford (visto anche a Foggia nel ’92/’93) e del portiere Conejo batterono Svezia e Scozia, volando agli ottavi di finale. Quasi avessero dei superpoteri, alla federcalcio costaricana avevano deciso di commissionare alla Lotto delle seconde maglie speciali per l’anno venturo, a strisce orizzontali bianconere.

Uguali – cioè – a quelle sfoggiate proprio durante Italia ’90 prodotte sempre dalla casa italiana. Ai tempi (internet non c’era, le verifiche non erano così facili per un bambino di dieci anni) girava voce che si trattasse di un omaggio alla Juventus, dato che il sorteggio li aveva destinati a Torino, anche se i ben informati giuravano che fosse un doveroso tributo alla più antica squadra di calcio del paese centroamericano, il Club Sport La Libertad di San José, fondato nel 1905. In ogni caso quel completo fa parte della storia della Costa Rica, che ha deciso di riproporlo anche nell’anno della quarta partecipazione mondiale e lo ha già indossato nell’amichevole di novembre contro l’Australia (persa 1-0).

Per quanto riguarda i giocatori da osservare con attenzione in Brasile i nomi sono noti: Bryan Ruiz, attaccante del Fulham, Bryan Oviedo, laterale mancino dell’Everton, e Joel Campbell, classe 1992, in prestito dall’Arsenal all’Olympiacos. Nessun fenomeno da temere, forse, ma tanti talenti da rispettare.

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