Derby di Montevideo, minuto numero 95. L’incontro del campionato di ...
di @FFiumi
Ci sono partite che tracciano linee ben precise sullo spartito di una stagione, a volte sull’intera storia di un club. Il North London Derby giocatosi sabato scorso non era una di queste. Certo, per il Tottenham si tratta di una vittoria da ricordare, che sancisce il sorpasso in classifica sui Gunners e rilancia le ambizioni europee della squadra; per l’Arsenal, sempre più bella e – soprattutto – incompiuta del calcio inglese, 90’ che pongono l’ennesimo punto interrogativo sull’intera stagione. E siamo solo a febbraio. Questo nel bene e nel male, perché con un campionato così intenso le possibilità di assistere a un ribaltone sono dietro l’angolo. Tutto aperto quindi, tutto come prima. Ma attenzione, da sabato è definitivamente legge: ci sono un nome e di un cognome con cui tutti dovranno iniziare a fare seriamente i conti. Un nome e un cognome che evocano un’assonanza devastante, come un uragano.
“Here comes the story of the Harry Kane”, no, non stiamo sbagliando a citare Mr Bob Dylan, piuttosto continuiamo a stupirci di quanto il verso di una delle canzoni più belle e significative del Menestrello sembri scritto apposta per il ragazzo che sta cambiando le gerarchie del calcio londinese. Harry Kane come hurricane, uragano: assonanza ed effetti devastanti sono serviti. Freddi, molto freddi, come la migliore delle tempeste e delle vendette. Questo perché nella capitale inglese si parla spesso di quando il piccolo Harry, 8 anni, rimase chiuso a piangere in camera sua dopo essere stato scartato dall’academy dell’Arsenal.
‘I’ve always loved Tottenham Hotspur,’ he said #THFC #AFC http://t.co/HuMThKknQP pic.twitter.com/kSBVAUqYku
— MailOnline Sport (@MailSport) 8 Febbraio 2015
Quattordici anni dopo, sabato scorso, appunto, quel bambino è uscito dalla stanza e ha smesso di piangere. Eccolo lì inquadrato a fine partita: si china su se stesso, tocca il campo con la mano destra, esplode in un urlo di gioia, poi fa un giro di campo e raccoglie gli applausi dei suoi tifosi. Sugli spalti di White Hart Lane c’è il delirio, perché un uragano ha appena spazzato via l’Arsenal, passato in vantaggio e assoluto padrone dei primi 20’ di gara. Era il suo primo North London Derby. Tap in sotto misura per il pareggio e colpo di testa da vedere e rivedere per il KO: dopo anni di prestiti in giro per l’Inghilterra, ad oggi Harry Kane è il giocatore che ha segnato di più nella stagione degli Spurs. I tifosi urlano il suo nome e lo chiamano ‘il Pelé bianco’, lui ha negli occhi e nel cuore la voglia di diventare una bandiera del Tottenham, proprio come lo divenne Ledley King, uno dei suoi idoli di sempre.
Ci sono partite che possono anche essere come tante altre, ma quella contro i Gunners potrebbe aver tracciato definitivamente la parabola ascendente del giovane, in una stagione già ad altissimi livelli. Dopo aver già dilaniato il Chelsea (doppietta e rigore procurato nel pirotecnico 5-3 finale) ed aver lasciato l’Arsenal a leccarsi le ferite, stasera la giovane speranza del calcio inglese e i suoi affrontano il Liverpool ad Anfield.
I tempi sono ormai maturi, l’Inghilterra e Londra (da intendersi come zona nord, sponda rigorosamente Spurs) si godono un nuovo gioiello della corona. I tifosi delle grandi del paese guardano avanti, sapendo ormai che anche se il tempo è dei migliori, l’uragano arriva quando meno te l’aspetti. E quando colpisce, non si salva nessuno. Brendan Rogers e i suoi sono avvertiti.
Harry Kane indossa le Nike Hypervenom nella colorazione Shine Through lanciata all’inizio di dicembre.