Adidas Nitrocharge, il test della seconda generazione

Adidas Nitrocharge, il test della seconda generazione

Avevamo già amato in particolar modo le Adidas Nitrocharge 1.0 prima versione, tanto da rimanere quasi stupiti dall’uscita (a ridosso del Ferragosto 2014) di una nuova generazione di questa scarpa da calcio tutto sommato nuova, che fin lì si era distinta soprattutto per leggerezza e comfort. Non nascondiamo, dunque, di aver avuto un’ombra di scetticismo nel portare in campo la seconda generazione di Adidas Nitrocharge. Uno scarpino che – invece – alla resa dei conti si è rivelato davvero riuscito e migliorativo rispetto al predecessore.

Andiamo con ordine. Nelle Nitrocharge 1.0 versione 2014/’15 Adidas ha mantenuto inalterate la suola Traxion con il cosiddetto EnergyPulse e la struttura Sprintframe, modificando sostanzialmente invece la parte superiore. La tomaia in pelle è stata ridisegnata, mantenendo una forma affusolata ma con la sparizione di quei cuscinetti così evidenti nella versione precedente. Inoltre i cambiamenti sull’allacciatura fanno sì che la scarpa risulti ancora più aderente al piede. Adidas ha poi cambiato anche tutta la leggerissima parte in mesh, estendendola e dandole un nuovo disegno che – però – non pregiudica il peso ridotto dello scarpino, a nostro parere uno dei pregi fondamentali della “famiglia” Nitro. Ripensata interamente, infine, l’Energysling, cioè la caratteristica fascia in materiale gommoso che attraversa l’avampiede da parte a parte. E’ più largo che nelle prime Nitrocharge ed è praticamente perpendicolare al piede, anziché obliquo.

Fin qui le note caratteristiche; alla prova dei fatti indossandole si ritrova tutta la comodità che avevamo apprezzato nel modello precedente, addirittura migliorata. Le nuove Nitrocharge si adattano perfettamente a qualsiasi piede, anche a pianta larga, grazie alla loro elasticità. Osservando il piede si nota anche a occhio nudo come la scarpa si “allarghi” per trovare la forma, per poi tornare alla conformazione originale con rapidità. Questo nella pratica si traduce in una sensazione di estrema confidenza con la scarpa sin dalle prime battute. Sostanzialmente la fase di adattamento è brevissima e ci ha permesso di concentrarci rapidamente sugli altri particolari.

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La nuova tomaia in pelle sintetica ha migliorato anche il feeling con il pallone, che abbiamo sentito più “vicino” e facile da controllare, sia in fase offensiva che in fase difensiva. Il punto è quello che sottolineiamo spesso quando ci troviamo di fronte a una scarpa davvero comoda: quando si gioca in assoluto comfort l’attenzione, in campo, può essere indirizzata al 100% sulla partita, sulle giocate, sulle decisioni da prendere, tiro in porta compreso. Proprio per queste sue caratteristiche, l’Adidas Nitrocharhe 1.0 si adatta piuttosto bene a tutti i ruoli, dai motorini di centrocampo (per il quale, in fin dei conti, è stata pensata) ai difensori, dai laterali agli attaccanti che non siano patiti di scarpe speed ultraleggere.

In casa Adidas (è ormai questione di settimane) si prospetta una grossa rivoluzione, con l’accantonamento della gamma che conosciamo e la presentazione di modelli completamente nuovi. Li attendiamo con ansia e siamo molto curiosi di vederli e provarli ma – nel frattempo – non ci sembra un’eresia dire che negli ultimi due anni la Nitrocharge è stata una delle scarpe più azzeccate dalla casa tedesca, sorpassando tante rivali e anche sorelle più reclamizzate. Ci mancherà e, a giudicare dal numero di compagni e avversari che le indossavano, non saremo certo gli unici. [Tester: Fab e Meri]



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