Last Action Hero: Landon Donovan saluta gli USA

Last Action Hero: Landon Donovan saluta gli USA

@orangeket per GQ Italia

Certi amori, diceva Venditti, non finiscono. Fanno dei giri immensi, semmai, ma poi ritornano. Sarà così anche per Landon Donovan e la nazionale USA di calcio, che nella notte fra il 10 e l’11 ottobre con l’amichevole contro l’Ecuador si saluteranno per l’ultima volta, dopo una storia durata 157 partite. Per spiegare quello che Landon – che a fine stagione lascerà anche l’attività agonistica – ha significato per il calcio americano non bastano le cifre. Non i 57 gol in nazionale (record all time), né i 144 in Major League (un altro primato) o la classifica delle presenze con la maglia dello USMNT, nella quale è secondo solo a Cobi Jones.

L’Evoluzione americana. Donovan rappresenta più di tutto questo, simboleggia, nel bene e nel male, l’evoluzione avuta negli ultimi 15 anni dal calcio americano. Nel 1999 viene messo sotto contratto dal Bayer Leverkusen, che lo ha adocchiato nel corso di un torneo giovanile. Ma la Germania e gli Stati Uniti sono troppo diversi, specie per un ragazzo non ancora maggiorenne. Landon chiede di essere prestato a una squadra americana e approda ai San Jose Earthquakes: loro vincono due MLS (2001 e 2003) e lui diventa il volto del calcio americano, complice l’esordio nel mondiale 2002, condito da due reti e dal premio di miglior giovane del torneo.

Landon Calling. Sarebbe forse ora di lasciarsi andare e di tentare il salto nel calcio continentale, ma Landon non ce la fa. Chiede al Bayer di tornare nella MLS nonostante le offerte dalla Premier League. Questa sorta di fragilità mentale, che ritornerà qualche anno dopo, resta il più grande difetto di un giocatore che per mezzi fisici e – soprattutto – tecnici avrebbe potuto giocare in qualsiasi campionato europeo. Ma al cuore (e soprattutto alla testa) non si comanda: nel 2005 Landon riattraversa l’Atlantico e si accasa ai Los Angeles Galaxy. Vincerà tre campionati, accumulando reti e assist in quantità industriali. Nelle pause del campionato a stelle e strisce si concede tre brevi soggiorni in Europa; nel 2008/09 è al Bayern Monaco, segna quattro reti in amichevole e fa una manciata di presenze ufficiali, ma a marzo torna a Los Angeles.

Goodison Park. Ben diverso il bilancio dell’anno successivo. A gennaio 2010 si aggrega all’Everton e, in 13 gare, segna due reti e vince il premio di giocatore del mese; i Toffees lo vorrebbero trattenere ma, questa volta, sono i Galaxy ad imporsi. D’altro canto Landon è ormai la locandina vivente della MLS, assieme al compagno di squadra Beckham. L’esperienza sulla sponda blu del Mersey si ripete nel 2012: 7 presenze senza reti ma 7 assist vincenti, forse la sua specialità, per togliersi lo sfizio di battere fra le altre Manchester City e Chelsea.

Amici mai. Nel corso della sua carriera Donovan è stato anche al centro di tante polemiche e discussioni. Come accaduto a giugno, quando a sopresa il Ct Jürgen Klinsmann lo lascia fuori dalla rosa dei convocati per Brasile 2014; o come quando alla fine della stagione americana 2012 decide per il troppo stress di staccare dal calcio, tornando in campo solo nel marzo successivo e perdendo la possibilità di diventare un membro-chiave degli USA che conquisteranno la qualificazione alla coppa del mondo. Anche la sua gara d’addio alla maglia della nazionale ha fatto sorgere qualche discussione. In patria molti hanno notato che il Ct ha convocato per la gara d’addio una compagine di giovani, con molte defezioni (Dempsey, Bradley, Jones, Howard) e parecchi esordienti; inoltre nei giorni scorsi è stato chiarito che Klinsmann concederà al suo numero 10 non più di 30′. Finale dolceamaro per una carriera che, in ogni caso, verrà ricordata a lungo.



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