La vittoria più bella di Klas Ingesson

La vittoria più bella di Klas Ingesson

di @FFiumi

“Tutti i miei valori sono gli stessi che avevo prima di ammalarmi nel 2009, il che significa che sono in buona salute”. Iniziava così quello che avrebbe ragion d’essere considerato un pezzo importante della letteratura sportiva di questo millennio.

Pubblicata sul sito dell’Elfsborg all’inizio dello scorso aprile, questa lettera porta la firma di Klas Ingesson, centrocampista potente, girovago, fino all’ultimo un lottatore. Uno che ha attraversato l’Europa seguendo la sua passione per il calcio, un po’ come i suoi antenati, che erravano in lungo e in largo per i mari, senza  paura, sempre in cerca di nuove terre da scoprire.

KLAS

Belgio, Olanda, Inghilterra, Francia, passando per l’Italia (non se lo ricordano solo i tifosi di Bari, Bologna e Lecce, questo è certo) e per un fantastico terzo posto a USA ’94 con la sua Svezia e una Coppa UEFA col Goteborg. Carriera mica male. Poi però comincia la salita.

Sembra che nemmeno il mieloma multiplo che lo colpisce nel 2009 riesca a tenerlo troppo lontano dal campo, e nemmeno l’osteoporosi che si era portato dietro come infausto regalo. Ci sono le cure, i trattamenti, la sedia a rotelle. Non avrà pensato di mollare nemmeno per un istante, ne siamo sicuri, lui che di calci ne aveva presi eccome, lì in mezzo al campo.

L’occasione per dimostrare di esser ancora pronto a lottare arriva dopo pochi mesi: nel 2010 l’Elfsborg gli affida la squadra giovanile, poi nel 2013 lo promuove in ‘prima’ per sostituire l’allenatore esonerato. La squadra combatte, ha lo spirito del suo allenatore e i tifosi lo sanno bene.  Se lo ricorderanno per sempre, così come quella lettera, conclusa così: “Quello che è importante ora […] è mettere in risalto gli aspetti positivi del calcio. Spero di vedervi allo stadio stasera per poter trascorrere una bella serata insieme”.

Quella sera l’Elfsborg vince 3-1. A fine partita Klas Ingesson attraversa il campo e va sotto la curva dei suoi tifosi. In sedia a rotelle, come sempre. La squadra lo sta aspettando lì: lo prende per mano, festeggiano insieme, come è giusto e logico che sia. Si tengono per mano fino allo scorso 16 ottobre: Ingesson non ce la fa più, si dimette e torna a casa per vivere gli ultimi istanti in compagnia della moglie e dei due figli. Se n’è andato il 29 ottobre, a 46 anni.

Il calcio e i suoi amanti lo piangono, ma di lui resterà tanto, oltre che una delle immagini più toccanti della storia dello sport. Forse fu una vittoria come tante per l’Elfsborg, ma di certo la più bella di sempre per il suo allenatore.



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