Nacho Valentini, l’uomo che ha fatto le scarpe a Messi

Nacho Valentini, l’uomo che ha fatto le scarpe a Messi

Mercoledì 18 marzo, nella gara degli ottavi di finale contro il Manchester City, Leo Messi ha portato in campo per la prima volta le Adidas Pibe de Barr10, le sue nuove scarpe da calcio. Un interessante “ibrido” di F50 che prelude – molto probabilmente – all’uscita nel tardo 2015 di una Adidas Messi, come sembrano mostrare le tante foto dei prototipi vestiti in allenamento dalla Pulce. Le stesse scarpe che, domenica sera, debutteranno nella Liga nella partita più importante dell’anno, il Clásico contro il Real Madrid.

Ma, per una volta, lasciamo da parte Messi e il suo straordinario talento per concentrarci sulle sue scarpe e, in particolare, su chi ha ideato e realizzato per Adidas il loro stile grafico così particolare. Il nome da tenere a mente è quello di Ignacio “Nacho” Valentini, 32 anni, graphic designer nativo di Rosario (come Messi) ma residente ormai da anni in Italia e abruzzese d’adozione.

Nacho, raccontaci un po’ di te e della tua carriera.
Dopo la laurea in design ottenuta a Rosario, ho deciso di tentare la fortuna in Europa. Dopo un breve periodo in Spagna come cuoco mi sono trasferito in Italia (a Liscia, un paesino di 800 anime in provincia di Chieti) dove, fra l’altro, ho ottenuto la cittadinanza. Ho fatto altri mestieri (pittura, piastrellista, ecc.) e nel frattempo inviavo curriculum alle agenzie di pubblicità di Pescara. Un giorno finalmente è arrivata la chiamata e son tornato a esercitare la mia professione, cosa che faccio tuttora. Oggi sono art director dell’agenzia Di Vito Adv, amo il mio lavoro e qui lo esercito nel migliore dei modi.

Che rapporto hai con l’Argentina e con il calcio?
Torno a Rosario ogni due anni, per ricaricare le batterie con la famiglia e gli amici. Sono tifoso del Newell’s Old Boys, come si capisce anche dalla collezione che ho disegnato, ma amo il calcio in generale. Seguo tutti i più importanti campionati del mondo: dalla Primera A (la serie A argentina) alla Premier League, dalla A alla Bundesliga.

Come è avvenuto l’incontro con Adidas?
Sono un graphic designer di professione, ma mi considero un amante di tutte le espressioni artistiche. Un giorno ho ricevuto un messaggio sul mio profilo LinkedIn da parte dell’Head Design di Adidas Football in Germania, dicendo che aveva visto il mio sito e voleva includermi in un progetto artistico per Adidas riguardante Rosario e Messi. Ho accettato senza esitare un momento!

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E poi cosa è successo?
Ho firmato un contratto di un anno e ho iniziato a lavorare. Tre mesi più tardi sono stato invitato alla sede Adidas a Herzogenaurach, in Germania. Impressionante, il futuro. Lì ho incontrato designer di tutto il mondo e ho lavorato con il team Messi: 20 persone dedicate solo a Leo. Ho anche visitato la Hall of Fame Adidas, dove ho avuto l’opportunità di ammirare cose che pochi possono vedere, fra cui le scarpe di Jesse Owens. Il meglio.

Come mai fra tanti designer Adidas ha scelto proprio te?
“Perché avete scelto me?” fu anche una delle mie prime domande. La risposta fu che erano impressionati dai miei lavori. E poi, essendo originario di Rosario, nessuno avrebbe interpretato meglio l’idea che volevano sviluppare. Infatti l’intera collezione (oltre alle Pibe de Barr10 c’è la linea di abbigliamento, ndr) si concentra sull’idea di rappresentare gli inizi della carriera calcistica di Messi, il suo quartiere, le strade, la piazza dove giocava, la scuola.

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Come hai proceduto nel lavoro?
Una volta identificato lo stile grafico per raccontare con immagini questi scenari, mi sono messo a lavorare. Ho chiesto ad alcuni amici di Rosario che mi aiutassero con un servizio fotografico del quartiere Las Heras, dove Messi è cresciuto. Prospettive, particolari, panoramiche: tutto ciò che cogliesse l’essenza di chi anche oggi rimane un Pibe de barrio (ragazzino di quartiere), oltre ad essere il miglior giocatore del mondo. In particolare vorrei ringraziare Mauricio Valentini e Walter Accurso per avermi aiutato a realizzare questo progetto, senza di loro non avrei potuto.

Raccontaci qualcosa di più sullo stile grafico che hai scelto per le Pibe de Barr10.
L’idea era quella di creare qualcosa che unisse l’originalità dello stile di Leo con l’autenticità del luogo in cui è cresciuto. E così il suo stile di gioco è rappresentato da tocchi di pennello veloci, istintivi, inaspettati. Come a voler imitare i suoi movimenti sul campo, i cambiamenti imprevisti di direzione, le accelerazioni esplosive o semplicemente un tocco magistrale. Las Heras invece è stato rappresentato con lo stile della street art, che si riflette in ogni angolo del quartiere. Le immagini del barrio sono state rielaborate con stencil, spray e rotoli per ottenere uno “street mood”. Partecipare a questo progetto è stato un grande onore per me, come designer e come Rosarino. Avrei voluto conoscere Leo Messi e dirgli quanto sia stato emozionante lavorare per due delle cose più appassionati al mondo: il miglior giocatore di calcio e la mia città natale.

Mercoledì hai seguito in tv il debutto delle tue creature?
Certo, è stata un’emozione indescrivibile. Per me è stato davvero come far entrare un intero quartiere in una scarpa, con tutti i suoi codici, gli odori, i ricordi. Non potevo togliergli gli occhi di dosso, la partita è volata, ma Leo è stato un grande. Non ha segnato, è vero, ma si è tenuto i gol per il Clásico!

[intervista raccolta da @orangeket]



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