USA 1967, la madre di tutte le tournée americane

USA 1967, la madre di tutte le tournée americane

@orangeket per GQ Italia (2014)

Quando sabato 2 agosto Real Madrid e Manchester United si troveranno di fronte al Michigan Stadium, stabiliranno il nuovo record di spettatori per una partita di calcio giocata negli USA. Quasi 109mila persone assisteranno all’amichevole fra due delle più celebri squadre di soccer, come lo chiamano da quelle parti, del pianeta, superando anche i 94mila presenti alla finale mondiale del ‘94 a Pasadena e i 101mila della finale olimpica del 1984, nello stesso impianto.

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Un segno dei tempi, si dirà. Il sintomo di un calcio ormai globalizzato e del crescente fascino che il pallone esercita anche negli States, testimoniato dall’entusiasmo che ha circondato la spedizione americana ai mondiali brasiliani. Una nazionale sempre più competitiva, una coppa del mondo ospitata 20 anni fa e un campionato via via più credibile, la MLS, che oltre ai campioni a fine carriera (ieri Beckham, oggi Henry e Lampard) mette in mostra anche i migliori titolari della nazionale (Dempsey a Seattle, Bradley a Toronto) e giovani interessanti come il futuro romanista (pare) Yedlin.

Ma quali sono le origini di tutto ciò? Per scoprirle bisogna tornare indietro di quasi 50 anni. Prima di Alexi Lalas e Tony Meola, prima dei Metrostars e prima anche di Pelé, Chinaglia e i New York Cosmos.

È il 1967, per i fricchettoni l’anno della Summer of love, per i calciofili quello della United Soccer Association. Tutto inizia nel ‘66, quando un gruppo di imprenditori fonda la NASL (North American Soccer League), ufficialmente riconosciuta dalla federazione e dalla FIFA. Si cerca di organizzare il primo campionato professionistico americano di calcio, ma gli inevitabili dissidi interni portano a una scissione, e accanto alla prima lega ne nasce una seconda chiamata NPSL, che firma un danaroso contratto tv con la CBS (attirando gran parte dei migliori giocatori nelle sue franchigie) e fissa il calcio d’inizio per la primavera 1967.

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Jack Kent Cooke, canadese, uno dei padri fondatori della NASL, non si dà per vinto: rinomina la lega USA (per evitare confusioni) e decide di far partire il suo campionato nell’estate del ‘67. Solo che non ha abbastanza giocatori per fare le squadre e allora – letteralmente – le importa. In cambio di una bella manciata di dollari sbarcano in America Stoke City, Wolverhampton Wanderers e Sunderland dall’Inghilterra, Aberdeen, Hibernian e Dundee United dalla Scozia e poi ancora ADO Den Haag (Olanda), Cerro (Uruguay), Bangu (Brasile), Shamrock Rovers (Irlanda), Glentoran (Irlanda del Nord) e Cagliari. Tutte le compagini vengono ribattezzate con nomi più consoni per delle franchigie USA: i sardi diventano i Chicago Mustangs, lo Stoke i Cleveland Stokers, il Cerro i New York Skyliners e così via.

Wolves 67 Home [Immagini da NASLjerseys.com e funwhileitlasted.net]

Il campionato inizia a fine maggio, con le squadre suddivise in due conference; dopo 12 gare a Est vincono i Washington Whips (Aberdeen) e a Ovest i L.A. Wolves (cioè il Wolverhampton, nella foto sopra), mentre capocannoniere della regular season con 11 reti è un certo Roberto Boninsegna, punta di diamante dei Mustangs di Manlio Scopigno, esonerato al ritorno dagli States e – per fortuna – richiamato un anno dopo in Serie A per scrivere con il Cagliari la favola dello scudetto del ‘70.

Il 14 luglio 1967 Wolves e Whips si sfidano al Coliseum di Los Angeles per il titolo nazionale. Finisce 6-5 per i Wolves al golden goal dopo aver visto due triplette, tre rigori concessi, quattro reti segnate in 4′ nel secondo tempo e due tempi supplementari di 15’ terminati ancora in parità, sul 5-5. Spettatori accreditati, 17.842, circa un sesto di quelli che assisteranno a Real Madrid-Manchester Utd. Sono passati 47 anni. Ne ha fatta di strada, il soccer.



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