Steve McCurry e la mostra Football and Icons

Steve McCurry e la mostra Football and Icons

STEVE McCURRY FOOTBALL AND ICONS

di @AntoCapellupo
Membro della celebre agenzia fotografica Magnum Photos e autore di scatti entrati a far parte dell’immaginario comune, basti citare la ragazza afgana apparsa nel giugno del 1985 sulla copertina del National Geographic, Steve McCurry rappresenta un’eccellenza della fotografia, con uno stile riconoscibile a colpo d’occhio anche ai non addetti ai lavori. Conosciuto a livello mondiale per i suoi emozionanti reportage dalle zone di guerra dei sei continenti, oltre al viaggio il fotoreporter statunitense nasconde un’altra profonda passione: quella per il football.

Negli anni trascorsi alla Penn State University pare giocasse a calcio e fosse un’abile ala destra, e nonostante le sue opere parlino attraverso i colori, il suo cuore batte per il bianco e il nero della Juventus, la squadra del suo mito sportivo e grande amico Alessandro Del Piero. Così il sindaco del comune ligure di Castelnuovo Magra (SP) e la curatrice Biba Giacchetti, non si sono lasciati sfuggire l’occasione di mescolare insieme calcio e fotografia nella mostra Football & Icons, inaugurata lo scorso 22 aprile all’interno della suggestiva cornice della Torre del Castello dei Vescovi dei Luni, aperta fino al prossimo 11 settembre.

STEVE McCURRY FOOTBALL AND ICONS

Allestita dall’architetto Peter Bottazzi, la mostra comprende 25 scatti che omaggiano il calcio attraverso le più nobili declinazioni, l’aggregazione e il divertimento, e mostrano immaginari rettangoli di gioco nati in luoghi toccati da povertà e guerre.

Abbiamo intervistato il primo cittadino Daniele Montebello, per scoprire cosa ha spinto un genio della fotografia mondiale ad accettare l’invito di un piccolo e grazioso borgo ligure.

Ci può raccontare da dove nasce l’idea di una mostra fotografica sul calcio, e come ha fatto a convincere McCurry a sposare il vostro progetto?
La genesi della mostra è molto particolare. A partire dall’anno scorso in comune abbiamo iniziato un percorso di valorizzazione del centro storico e della torre medievale attraverso la fotografia, e il primo grande evento è stata la mostra su un grande maestro del ‘900, Elliott Erwitt. Sapevamo che McCurry si è sempre considerato un allievo di Erwitt, così sapendo della sua presenza a Milano, ho cercato di incontrarlo per proporgli di tenere una lectio magistralis sul suo maestro all’interno della nostra piazza principale. Invitato da Biba Giacchetti, curatrice di mostre e sua agente italiana, nel corso di quell’evento milanese, McCurry fece vedere alcuni dei suoi scatti più famosi, e parlando di mutamento dei tempi, iniziò a lamentarsi del fatto che nelle città occidentali si fosse persa la tradizione del calcio come sport di strada. Ciò che una volta veniva praticato dai bambini con una palla magari realizzata con materiali di fortuna, oggi è stato oscurato da quel calcio milionario che conosciamo bene. A cena gli dissi che nella piazza di Castelnuovo Magra i bambini ancora si ritrovano per giocare a pallone, e se c’è una lattina per terra magari istantaneamente le si tira un calcio. Da lì è nata l’idea di Football & Icons.

Quali sono i luoghi del mondo toccati dalla mostra, e cosa lega i diversi scatti del maestro americano?
E’ un giro del mondo che va da Cuba al Bangladesh, passando per l’Etiopia, l’India, la Birmania, l’Australia e molti altri paesi. L’elemento che accomuna gli scatti è che il fulcro è sempre il pallone, ma attorno ad esso non è presente solo l’atto sportivo, ma c’è tutto un profondo ragionamento di carattere sociale. Le foto che più mi hanno colpito sono state scattate a Beirut, in uno scenario post-apocalittico al termine di una guerra, e in Bangladesh, in un luogo di grande povertà con abitazioni realizzate con paglia e fango in piedi per miracolo. In primo piano appaiono sempre dei ragazzini che incuranti di ciò che li circonda giocano a pallone. Laddove sembrerebbero mancare le condizioni per giocare in modo spensierato, in realtà il calcio ti permette di farlo.

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La mostra rimarrà aperta fino a settembre. Tutti coloro che decideranno di visitare “Football & Icons” che tipo di emozioni potranno vivere?
Direi due tipologie di emozioni diverse, due sentimenti. Il primo è legato alla grandissima forza delle immagini, che ti riportano indietro negli anni, quando anche nel nostro Paese era normale giocare in strada e bastava davvero poco per divertirsi. L’altro è dato dal “contenitore” della mostra, perché la torre medievale è un luogo molto suggestivo che si sviluppa su sei piani, e quindi si è costretti a scendere delle scale anche un po ripide e strette, ma che piano per piano ti aprono a mondi diversi. La prima foto che incontri e che ritrae un bambino marocchino ha colori vivissimi, quella successiva di Beirut colori più spenti, questo perché ogni piano ha una sua particolarità. All’ultimo piano sono invece presenti le “Icons”, le immagini più famose di McCurry, tra cui la ragazza afghana, che tutti i visitatori conoscono a memoria ma hanno sempre piacere a rivedere.

Che tipo di impatto ha avuto la mostra sui cittadini di Castelnuovo Magra?
La mostra ha un po risvegliato l’identità castelnovese tanto che il prossimo 23 luglio si ritorna a giocare una storica partita di calcio che era stata disputata per moltissimi anni fino agli ’80, e a cui prendevano parte i vari rioni del comune. Si tornerà ad organizzare proprio grazie alla mostra, a dimostrazione che il progetto non è stato solo fine a se stesso.

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