di @GioPaini23 Roy Maurice Keane non è mai stato un ...
Seppur fra mille difficoltà e restrizioni, il 2020 è stato per noi Nerds un anno storico. Il campo e le nostre recensioni, questa volta, c’entrano poco, perché quello che vogliamo raccontarvi si è svolto nelle aule del prestigioso IED, l’Istituto Europeo di Design di Milano.
Alla fine dell’estate 2019, il coordinatore didattico del corso di Graphic Design dello IED, Giuseppe “Bob” Liuzzo ci ha proposto di candidarci come partner per i progetti di tesi degli studenti del terzo anno. Una sfida che abbiamo accolto volentieri, creando il “contenitore” Human Football Club e presentandolo ai ragazzi in autunno.
I diplomi IED di footbAll Nerds: come nasce Human FC
Si trattava di un recinto abbastanza ampio, che conteneva tutti i “nostri” temi (prodotti, design, comunicazione, sottocultura calcistica in generale), i quali potevano poi essere sviluppati o usati come punto di partenza dagli alunni, a seconda della loro sensibilità e delle loro inclinazioni.
Nella prima fase, quella teorica, abbiamo seguito, guidati dai docenti IED Massimo Salomoni e Mauro Santella, gli allievi lungo un percorso di incontri settimanali, pensati per toccare quanti più punti possibile: dal design delle maglie agli e-sports, dallo storytelling alla psicologia dello sport.
In mezzo al cammino, prima delle difficoltà dovute al lockdown, collateralmente abbiamo anche realizzato – sempre con lo IED ma aprendo le porte anche al pubblico e ad altri studenti non coinvolti nel progetto di tesi – un workshop e una conferenza aperta al pubblico sul design delle maglie da calcio, assieme a Alberto “Rupertgraphic” Mariani (esperienza poi replicata in videoconferenza (QUI il video completo) dopo le chiusure legate all’emergenza sanitaria).
Poi, nella quarta settimana di luglio, Human Football Club ha tagliato il suo naturale traguardo: la discussione delle tesi di diploma accademico di primo livello, con l’esame dei primi 6 progetti, presentati da 9 dei 16 allievi coinvolti.
Ecco, in breve, i risultati dei loro splendidi lavori.
WE ARE 24
Firmato da Ambre Carladous e Nadja Stanojevic, “We are 24” è un articolato progetto contro l’omofobia che parte – appunto – dal numero 24, che in Brasile (una delle patrie del calcio) è utilizzato come insulto omofobo.
Ambre e Nadja hanno invece ribaltato completamente la situazione, utilizzando il 24 come simbolo di inclusione e tolleranza e sposando una parte online/social molto forte a campagne offline ed eventi fisici; fra questi anche un torneo di calcio/calcetto da organizzare durante i giorni del Pride, con tanto di maglie da calcio personalizzate (ovviamente tutte numero 24!), capi di abbigliamento genderless e incontri sul tema.
QUI trovate più dettagli
TOGETtHERe
Forte connotazione sociale anche nel progetto firmato da Maria Vittoria Miccoli Minarelli, che in questi mesi è partita dalla storia dei palloni da calcio per arrivare a concepire un progetto che attirasse l’attenzione sulla situazione dei bambini di Sialkot, in Pakistan, che cuciono i palloni per pochi centesimi di Euro.
Una contraddizione enorme, se si considera i miliardi che il football muove ogni anno a livello globale.
TOGETtHERe “usa” il pallone non solo per sensibilizzare, ma anche per raccogliere fondi attraverso la vendita di speciali “Surprise Box” che raccontano la storia dei Mondiali, di un pattern grafico per palloni creato e votato attraverso una piattaforma online e di sfere da gioco bianche da personalizzare dal vivo e vendere durante il Social Football Summit.
WABI SABI
Fortemente influenzato dalle difficoltà osservate durante la fase del lockdown è Wabi Sabi, firmato da Camilla Scoccia, Martina Amato e Gaia Benincasa.
Colpite dalle difficoltà delle famiglie che non hanno la possibilità economica di far praticare uno sport ai figli, hanno creato una piattaforma di fundraising dando, letteralmente, voce ai bambini.
Gli audio raccolti, tutti a tema sportivo, vengono trasformati in illustrazioni che finiscono poi in vendita sulla parte e-commerce di Wabi Sabi (il nome deriva da un concetto giapponese che potremmo tradurre con “nulla è finito, nulla è perfetto”) per la raccolta di fondi.
Accanto a questa, un’articolata parte blog/social diffonde il messaggio positivo del nuovi brand “benefico”.
PSYCOACH
Oyku Naz Onen, studentessa turca, ha invece voluto progettare un’app che offrisse supporto psicologico e motivazionale per gli atleti anche al di fuori del campo di gioco o della palestra, dove umore e benessere mentale influiscono (eccome!) sulla prestazione, ma non solo.
Ne è nata un’applicazione – Psycoach, appunto – ricca di contenuti, facile da usare, perfetta per creare un luogo – benché virtuale – di comunicazione e di confronto su temi delicati, che troppo spesso il mondo dello sport, professionale e non, ha considerato tabù.
EMOTIGOAL
L’aspetto emozionale al centro anche di Emotigoal, progetto di tesi firmato da Anna Carera e destinato ai più piccoli.
Le emozioni diventano dunque delle action figure personalizzabili e collezionabili, con tanto di divise personalizzate, protagoniste di un gioco da tavolo, di esperienze social e di vari elementi di packaging perfette per il merchandising legato allo sport.
FOOTPOLL
Un altro allievo turco, Oguzhan Caneroglu, aveva le idee chiare sin dal primo incontro: voleva esplorare le interazioni e le contaminazioni fra calcio e politica.
E così è nato Footpoll, un gioco da tavolo in cui la politica si “trasforma” in partita di calcio, potendo schierare squadre dai nomi altisonanti: da Trump a Erdogan (che a calcio ci ha giocato davvero in gioventù), da Giuseppe Conte a Putin, fino ad arrivare a “big” come Hitler o Giulio Cesare, contenuti in una special edition storica davvero affascinante.