Puma, l’intervista a Torsten Hochstetter

Puma, l’intervista a Torsten Hochstetter

Il 9 novembre a Firenze abbiamo partecipato all’evento di lancio della prima maglia Puma della nazionale italiana. A margine dello speciale evento a Palazzo Vecchio (che vi abbiamo descritto qui) abbiamo avuto l’occasione di intervistare il papà di questo prodotto: Torsten Hochstetter, designer e Global creative director di Puma.

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Ciao Torsten, puoi sintetizzarci le caratteristiche tecniche della maglietta?
La maglia è costituita da un tessuto molto leggero, elastico e aderente. Le abbiamo voluto dare un’impronta sartoriale con fini righe leggermente in rilievo che la tagliano in verticale, dettagli delle cuciture molto ricercati e una stampatura particolare. Va sottolineata l’orlatura sulle spalle che garantisce grande eleganza al fianco di migliori performance: utilità e eleganza vanno a braccetto. Altro aspetto distintivo è il tricolore alla base della maglietta, teniamo molto all’identità della squadra che rappresentiamo. Un aspetto tecnico molto interessante è la presenza della tecnologia ACTV in posizioni strategiche all’interno della maglia che garantiscono supporto al muscolo del calciatore durante la performance mantenendolo tonico, riscaldato e alleviando il senso di fatica. Un’altra peculiarità è data dal colore. Ci siamo chiesti se fosse il caso di cambiarne la tonalità, sostituendolo con un azzurro più chiaro o scuro. Il colore è rimasto lo stesso dal 2006, l’anno in cui l’Italia ha alzato il trofeo più importante, con Puma ci siamo chiesti: perché cambiare?

Una domanda molto Nerd, il font è nuovo?
Sì! Ogni nazionale che indosserà divise Puma ha un font personalizzato e così è anche per l’Italia. Il gatto (si riferisce al marchio Puma, ndr) sarà molto presente con cinque squadre agli europei, è giusto che ci siano aspetti personali per ognuna delle divise rappresentanti i Paesi. Il riconoscimento internazionale della nazionale azzurra è indiscusso, poterla vestire per noi è motivo di orgoglio enorme.

Sembra che Puma cerchi di creare un ponte tra il mondo performance e quello del lifestyle, questa maglia ne è un esempio? Qual è il percorso che porta a raggiungere il giusto compromesso tra performance e estetica?
Premesso che abbiamo collezioni on field e lifestyle per l’Italia e in generale nel mondo Puma. La divisione tra questi mondi per noi è una sfumatura. Siamo presenti in svariati sport e sempre ad alto livello. Ogni nucleo sportivo ha la sua peculiarità, ma a mio avviso c’è una sorta di continuità garantita dal nostro brand che valica i confini delle varie discipline sportive che sponsorizziamo. Per questo preferisco chiamarlo Sport Style, non lifestyle. In passato era la moda a influenzare l’abbigliamento sportivo. Adesso l’ispirazione viene direttamente dallo sport e dalla sua cultura. È da qui che dovrebbe venire l’ispirazione dello sport style. Spunti veri tratti dal campo, è lì che il nostro marchio è nato ed è così che ci identifichiamo.

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Nel concreto, come si articola un lavoro di progettazione alla Puma?
Per raggiungere un compromesso di qualità c’è una procedura lunga che coinvolge tantissime persone. All’inizio di ogni stagione c’è un design camp con gli stilisti Puma che lavorano per il marchio a livello globale. Siamo circa 40 persone e decidiamo la direzione da prendere. Spunti di ispirazione, dettagli, concetti di colore etc. che creino un filo rosso che lasci l’impronta del brandPoi cominciamo le ricerche con il team di innovazione sempre in contatto con i performers, i calciatori ad esempio, tenendo in considerazione i loro feedback. Oltre a questo è importante garantire una coerenza anche a livello di manifestazioni. A Euro 2016, ad esempio, tutti i team nazionali di Puma utilizzeranno il form stripe sulla manica. Poi invece ci sono aspetti dedicati a singoli team, che li caratterizzano e rendono il loro prodotto speciale. Creare una maglia da calcio per noi non riguarda solo questo nucleo sportivo. Effettuiamo confronti continui anche tra le diverse discipline. I nostri team di stilisti e tecnici fanno ricerche trasversali tra i vari sport per trovare il giusto compromesso a livello tecnico e stilistico.

[A cura di @clapaciello]



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