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Dopo due mesi di lavoro, IED Milano e Virtus FC hanno svelato la nuova brand identity, realizzata dagli allievi dell’Istituto Europeo di Design, come vi stiamo raccontando qui nel diario del progetto.
In realtà, quello presentato da Virtus e IED, e realizzato da sei allievi dei corsi di graphic design, guidati da Rupertgraphic, è stato definito un Football Brand System: una struttura completa, grafica e identitaria, pronta ad accompagnare nel futuro il piccolo club di Milano, sia sul campo che fuori.
Per una spiegazione più approfondita, potete consultare qui il Behance della Virtus, che racconta ogni singolo elemento nel dettaglio. Ma vediamo assieme qualche particolarità.
La nuova brand identity della Virtus firmata IED Milano
Parte più evidente è il nuovo stemma della squadra amatoriale milanese, completamente rivoluzionato rispetto ai precedenti.
Cambia la forma, uno scudo francese, e assieme all’anno di fondazione, al classico leone (stavolta stilizzato in un balzo) compaiono una grande V e un particolare architettonico geografico che esplicita il legame con Milano: la Rotonda della Besana.
Ogni elemento del crest ha un significato identitario o valoriale ma – soprattutto – nel lavoro dei giovani designer ogni singola parte è stata presa e utilizzata in altri contesti e particolari del progetto: dai pattern al materiale social, al font.
Fin qui poteva sembrare un normale rebranding, ma il gruppo di lavoro non si è fermato alla superficie. È stato infatti costruito un sistema grafico e identitario complesso.
Il Football Brand System di Virtus FC
Fra i punti più interessanti la costruzione di una linea temporale in cui il piccolo club si muove indietro (1986) e avanti (2036) nel tempo “acquisendo” due nuovi simboli: una losanga classica retrò, applicabile a linee di abbigliamento o comunque a un immaginario vintage, e il semplice segno della V sormontata dal leone, considerata “un anticipo di futuro” e spogliata dei colori ufficiali (il rosso e il blu), confermati e disciplinati dalla nuova identity.
Ma Virtus si muove anche all’interno di contesti diversi dal campo, come dimostra la creazione di un nuovo “codice”, VRTS 06, immaginato come nuovo linguaggio che strizza l’occhio al mondo street, al tempo libero, al gaming.
Una necessità, quella avvertita dal team di lavoro, dettata anche dal fatto che – come immaginerete – nel calcio, e più in generale nello sport amatoriale, esistono migliaia e migliaia di Virtus diverse e di squadre con i colori rossoblu. Un’identità definita diventa a un certo punto un’esigenza vera e propria, soprattutto per chi vuole diventare visibile e attraente, per aprirsi a un futuro più stabile.
Font: il Klein Virtus di Zetafonts
Grande attenzione è stata dedicata alla parte riguardante il font. Grazie alla disponibilità di Zetafonts, diventato Typeface Partner del progetto, il team di lavoro ha potuto scegliere fra i font della libreria quello più adatto.
Il Klein, semplice, pulito e duttile con tutti i suoi pesi e le sue versioni, è diventato poi sulle maglie (e sui social) un’edizione speciale: il Klein Virtus, arricchito da una piccola Besana contenente una V sulla parte inferiore.
Perché un Football Brand System? Intervista a Rupertgraphic
Dunque, attendendo le maglie per la prossima stagione della Virtus, in uscita a giugno, è il momento di chiedersi come mai è stato scelto di realizzare un sistema così complesso all’interno di un progetto didattico riguardante una micro-realtà milanese. E lo abbiamo domandato proprio ad Alberto Mariani, il nostro Rupertgraphic, art director incaricato di “dirigere” Fabrizia de Meo, Juliana Ernst, Anan Sonn Kaaren, Alessandro Moscatelli, Noa Sempels e Samuel Zoia.
Alberto, come siete arrivati alla realizzazione di un sistema così complesso con un piccolo cliente come Virtus?
È nato tutto in fase di dibattito e analisi coi ragazzi, vedendo anche le più importanti scelte delle grandi squadre in termini di rebranding e restyling negli ultimi 15 anni. Nel calcio la scelta è sempre stata partire dallo stemma, perché serve e perché si nasce con uno stemma, adattandolo poi a tutto il resto: merchandising, digital, etc. Un linguaggio solo, un elemento solo dell’identità, declinato su tutto.
Poi però ci si è poi resi conto che non si può declinare ovunque, questo concetto un po’ monolitico dello stemma. Allora qualcuno lo ha cambiato, qualcuno lo ha svuotato, altri trasformato in logo, altri ancora proprio rinnegato per andare a soddisfare le varie esigenze.
Noi abbiamo invece voluto rimescolare le carte, partendo da zero, andando a scardinare il concetto stemma-centrico, ancora attuale nel calcio. Abbiamo scelto gli elementi e i valori dell’identità Virtus, che son sempre gli stessi ma cambiano forma all’interno di un sistema e in base alle risposte che il sistema deve dare. Qui sì, c’è lo stemma da calcio, perché è quello che serve primariamente a una squadra, che non può andare in campo senza, ma c’è molto di più.
Come avete lavorato dunque, stemma a parte?
Abbiamo mantenuto la storia della squadra, capendo anche però che bisognava dare più risposte. Ad esempio nel mondo vintage abbiamo declinato il brand in quel senso. Abbiamo capito che serve un altro linguaggio per tutto quello che succede fuori dal campo, sia tecnicamente che visivamente: per il merchandising, per i prodotti, per tutto quello che non è gioco.
E così è stato per il digital. Perché devo andare a soffocare uno stemma nato per stare su una maglia in un mondo social? il Football Brand System ti dà la risposta: gli stessi concetti, la stessa identità, declinata in maniera diversa. Quindi per noi questo sistema è contenitore e distributore di brand: in base alla domanda che arriva, lui dà la risposta adatta mantenendo l’identità della squadra.
Questo sistema progettato per Virtus si può anche ampliare, perché un domani se si presentasse una nuova esigenza, una nuova necessità, il Brand System elaborerebbe in serenità una risposta senza dover dire “devo rifare il brand” o ricominciare da capo. Il Football Brand System, in estrema sintesi, nasce dalla consapevolezza che lo stemma non è più – e non sarà mai più – l’unica esigenza di una squadra di calcio contemporanea.
Concludendo, qual è il valore di affrontare un progetto simile con degli studenti e cosa può lasciare al mondo del calcio vero?
Gli studenti possono pensare davvero out of the box, ragionano fuori dalle convenzioni e hanno la serenità per pensare a nuove soluzioni e nuove strade rispetto a chi lavora nel settore e ne è inevitabilmente condizionato. Al settore speriamo di lasciare una visione alternativa a quella stemmacentrica, più aperta ad una identità più fluida.