Copa Libertadores, San Lorenzo in finale per la prima volta

Copa Libertadores, San Lorenzo in finale per la prima volta

@orangeket per GQ Italia

La prima volta non si scorda mai. Nemmeno se ti chiami San Lorenzo de Almagro, hai alle spalle 106 anni di storia e fra i tifosi puoi vantare quel signore vestito di bianco che la domenica parla alla folla in piazza San Pietro. Seppur sconfitti per 1-0 nella semifinale di ritorno dal Club Bolívar, gli argentini in virtù del 5-0 dell’andata disputeranno (contro il Nacional Asuncion il 6 e 13 agosto) la finale di Copa Libertadores, la Champions League del Sudamerica. Un traguardo mai raggiunto prima, nonostante facciano parte della nobiltà calcistica del continente.

La fama del Club Atlético San Lorenzo de Almagro (che in realtà è una polisportiva) è quasi sempre stata oscurata, specie in Europa, dalla quella delle più note rivali di Buenos Aires: Boca Juniors e River Plate. Le origini sono umili, anzi, umilissime. Il primo nucleo di giocatori di quello che diventerà el Ciclon è un gruppo di ragazzi del barrio Boedo, che palla al piede sfida tra una via e l’altra i rivali degli altri quartieri cittadini.

Calcio di strada che ben presto (sono i primi del Novecento) diventa pericoloso per la presenza di auto e mezzi pubblici. La leggenda racconta che allora un prete salesiano, padre Lorenzo Massa, offre ai Forzosos de Almagro – così si facevano chiamare – il campo dell’oratorio di Calle Mexico in cambio della loro presenza in chiesa la domenica mattina e di un po’ di catechismo. Una stretta di mano e l’accordo è fatto: è il 1° aprile 1908, in onore al nome di padre Massa nasce il San Lorenzo.

Il resto è storia, dalla maglia rossoblù agli anni dei primi successi in un calcio ancora amatoriale, dagli esordi (1931) in quello professionale all’ingresso nel gotha del calcio argentino, sancito nel 1937 dalla decisione della federazione di dare maggiore peso decisionale (tre voti) ai club più antichi e vittoriosi della nazione: Boca, River, le due di Avellaneda (Racing e Independiente) e – appunto – San Lorenzo. Il derbyper eccellenza del San Lorenzo è quello con l’Huracan, considerato fra i più prestigiosi d’Argentina dopo Boca-River e la stracittadina di Avellaneda. Ma secondo la vulgata è anche fra i derby più pericolosi del Paese, dietro la temibile Rosario Central-Newell’s Old Boys.

Gli anni di maggiore gloria per il San Lorenzo, che ha vinto 15 titoli di prima divisione, sono stati gli ultimi ‘40 e quelli a cavallo fra il ‘60 e il ‘70, caratterizzati da vittorie a ripetizione e da due mitologiche tournée in Europa, a sfidare giganti come Real Madrid e Barcellona e a mostrare con successo un calcio poco conosciuto e verso cui il Vecchio Continente nutriva molti pregiudizi. Hanno vestito la maglia dei Cuervos giocatori di grande livello: Luisito Monti, campione del mondo nel ’34 con l’Italia, il trio delle meraviglie anni ’40 Marino-Farro-Pontoni, Hector Veira (detto El Bambino), El Pipa Higuain, padre del numero 9 del Napoli. E poi ancora il portiere goleador paraguaiano Chilavert,  El Loco Abreu, Ivan Cordoba, l’ultimo Paolo Montero e – prima di spiccare il volo verso l’Europa – due protagonisti dell’ultima finale mondiale come Zabaleta e Lavezzi.

Nonostante tutto ciò, il San Lorenzo non aveva mai raggiuntola finale più ambita. La sfida – che in Sudamerica è ancora doppia – per il titolo di campione continentale, quella che può definitivamente consegnare una squadra alla storia del calcio. Per farlo ha dovuto pazientare 54 anni (nonostante sia stata la prima squadra argentina a partecipare alla competizione, nel 1960) ed eliminare nella fase ad eliminazione diretta Gremio, Cruzeiro e Bolívar. Contro i boliviani lo spauracchio erano i3600 metri di altitudine di La Paz. Per superarli oltre al tifo della loro meravigliosa curva e alle preghiere di papa Francesco, a quanto pare, los Cuervos sono ricorsi ad un altro aiuto celeste: il Viagra, utile per favorire l’ossigenazione del sangue e la regolarizzazione del respiro in altura. Notizia poi smentita dalla società, ma poco importa. Per un posto in Paradiso si fa questo e altro.



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