Umbro Pitch Day: footbAll Nerds a Goodison Park

Umbro Pitch Day: footbAll Nerds a Goodison Park

di @Francesco Fiumi

Una mattinata uggiosa e il solito vento forte e freddo avvolgono la zona nord di Liverpool. Il rumore incessante di taxi e autobus è interrotto solo dagli abitanti del posto che si scambiano due parole con accento scouse, cupo come pochi altri, come il cielo che fa da tetto a Goodison Park, uno degli stadi più antichi e affascinanti d’Inghilterra.

L’atmosfera è resa ancora più speciale dalla presenza della statua di William Ralph Dean, leggendario cannoniere degli inizi del secolo scorso, una sorta di Cristiano Ronaldo versione anni ‘20, capace di segnare qualcosa come 60 gol in una sola stagione, quando il calcio era sì quasi agli albori, ma di certo già una questione nazionale in questa parte di mondo. L’imponente statua di “Dixie” fa la guardia ai cancelli della casa dell’Everton, il club più antico della città.

Questione di pochi minuti e il fischio del vento viene sostituito dal clima spogliatoio. Zip che si aprono, una maglia blu lì pronta ad aspettarti, un capitano che dice due parole ai suoi giocatori, il rumore dei tacchetti che sbatte sui gradini di pietra che portano al campo. Everton e Tottenham si sono dati battaglia nello stesso posto solo due giorni prima, ma oggi tocca a noi.

Umbro ci ha dato la possibilità, unica, invitandoci all’Umbro Pitch Day 2015 e a prendere parte a un combattutissimo Umbro Team vs Rest of the World: lo speaker annuncia le formazioni, che tu ci creda o no quel nome è proprio il tuo. Le squadre si allineano e si salutano, testa o croce, si parte. Lo scenario? Non ci siamo spostati, è tutto vero: intorno a noi, Goodison Park.

Spalti praticamente vuoti, tackles che sono più che altro crimini contro l’umanità, qualche sporadico buono spunto, palloni spesso e volentieri calciati in tribuna. Ma che importa? Il pallone rotola veloce, c’è voglia di poterlo giocare, proprio come fanno i giganti della Premier. Il gioco fila, la pressione diminuisce un po’, quasi come si fosse alla partita con gli amici del giovedì sera. Ma basta alzare la testa e guardarsi intorno per capire, in un istante, di essere avvolti dalla tradizione e dalla storia di un popolo. Perfino finire faccia a terra è una vera e propria benedizione calcistica: l’erba sa di passione, di leggende, di quel football che va avanti, nonostante tutto.

Vince nettamente il Rest of the World, poi tutti a giocarsela ai rigori. Nessuno sembra volersene andare, c’è qualcosa di magnetico che sembra trattenerti sul campo. Strette di mano finali, si va verso gli spogliatoi, con in testa solo quel rumore di tacchetti che qui sembra avere un suono unico. Tutti a pranzo, con un’accoglienza da top club, nulla è lasciato al caso. La giornata è stata splendida, ma è inevitabilmente giunta l’ora dei saluti.

Prima di uscire, però, riusciamo a rubare ancora un ultimo sguardo agli spalti e alle pareti blu del tempio dei Toffees. Pare di sentire la folla, sempre appassionata e fedele, impaziente che le venga concesso un bis. Come dargli torto, in fondo?
C’è troppa storia in questo impianto eretto nel lontano 1892, la casa di Dixie Dean, della leggenda dal ‘cuore blu’ Duncan Ferguson, del muro Neville Southall. Questo è il teatro che diede una delle ultime possibilità al genio infinito e intermittente di Gascoigne, e che oggi ammira lo straripante Lukaku e il meraviglioso Mirallas.

Il luogo delle prime magie dell’ultimo, vero, golden boy della città, quel Wayne che oggi gioca a Manchester ma che, un giorno, tornerà nel club che lo ha lanciato nel grande calcio. Da queste parti ne sono certi, perché “Once a Blue, forever a Blue”. Da ora in poi, lo siamo orgogliosamente anche noi.

Con noi c’era anche Fox Sports che ha pubblicato questa bella sintesi della giornata.



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