“Red is dead”: il Cardiff City torna in blu

“Red is dead”: il Cardiff City torna in blu

di @FFiumi

Cambiare ogni tanto fa bene, solo non ditelo ai tifosi del Cardiff City. Anzi, pensandoci bene diteglielo forte, di modo che possano sentire e realizzare che tutto ciò per cui hanno gridato, manifestato e sofferto è, di nuovo, giustamente realtà.

Nel maggio 2010 un imprenditore malaysiano, Vincent Tan, acquista una buona fetta di azioni dello storico club della capitale gallese. Ad oggi, quattro anni dopo, ne detiene il 51%. Un investitore straniero nel calcio inglese. Fino a qui, tutto bene, dice quel tale in quel film, per poi aggiungere, però, che “il problema non è la caduta, ma l’atterraggio”. Ecco, dopo un paio d’anni il Cardiff, i suoi tifosi e la loro storia atterrano di faccia su una decisione paradossale. Il film sopra citato si chiama L’Odio, come odio è anche il sentimento purissimo che i tifosi del club hanno sviluppato per Tan e per tutto ciò che la sua decisione rappresenta. Sì perché, dopo 114 anni di storia, i Bluebirds hanno un proprietario che decide che il colore della maglia va cambiato.

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Da blu, si diventa rossi. Perché? La proprietà ha le idee chiare: il rosso è un colore più dinamico per aggredire il mercato asiatico e, richiamando il dragone della bandiera nazionale, rappresenta di più il Galles e le sue tradizioni. Unghie sui vetri: per i tifosi quel rosso è solo il sangue del povero Bartley the Bluebird, lo storico simbolo del club, che sul logo viene rimpiazzato da un dragone e ‘retrocesso’ in basso.

Il 6 giugno 2012 inizia l’incubo, e la reazione dei tifosi è facilmente intuibile e ormai piuttosto nota. Sit-in, manifestazioni, striscioni, mobilitazioni di massa per ribadire un concetto tanto semplice quanto importante: gli anni passano anche in un calcio pieno di investitori che non parlano la nostra lingua, come passano i giocatori e i trofei. Ma la maglia, i colori che hanno fatto la storia, no, quelli sono sacri.

L’unica consolazione di questi 3 anni in red è la storica promozione in Premier League, attesa per qualcosa come 51 stagioni. In più, quell’anno arrivano due vittorie contro lo Swansea nei primi derby di sempre tra due squadre gallesi nel salotto buono del calcio britannico, quello dei vicini più ricchi e famosi. Poi, però, si torna all’inferno: la squadra, sempre in rosso, retrocede. Intanto i tifosi continuano a manifestare, perché loro sono nati per essere blu.

Poi, finalmente, la fine dell’incubo. Le feste natalizie hanno portato consiglio, dice Tan in una nota sul sito del club. Stare tutti uniti, in blu, è meglio, finalmente l’ha capito. Anche la FA dà l’OK poco dopo: il kit da trasferta diventa il kit da casa e viceversa, anche il logo tornerà quello di prima. Dicono che il proprietario si sia deciso a tornare sui suoi passi sotto consiglio illuminato della madre. Vien da sé pensare che, avendo visto la mobilitazione dei tifosi quando il colore era stato cambiato in rosso, la signora Tan abbia avuto paura per l’incolumità del figlio . Magari i tifosi avrebbero finito col rispedirglielo legato come un salame e impacchettato in una bandiera del Cardiff. Rigorosamente blu.

And a quick pic from inside the home changing rooms at #CardiffCity Stadium. More to come on Saturday!

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Per il club è la classica stagione dove, se ti va bene, puoi sperare di arrivare ai playoff. Ma siamo sicuri che oggi, guardandosi intorno, i tifosi passeranno alcuni degli attimi più belli della loro vita. Hanno vinto loro: oggi contro il Fulham il blu torna a casa sua, al Cardiff City Stadium, la casa dei Bluebirds.



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