Nike Mercurial CR7 Discovery: la storia

Nike Mercurial CR7 Discovery: la storia

NIKE MERCURIAL CR7 DISCOVERY: LA STORIA

Essere Cristiano e diventare CR7, l’atleta perfetto. Quello che ha unito classe e muscoli, talento e etica del lavoro per riscrivere, a suon di record e titoli vinti, la storia del calcio moderno e contemporaneo. Nella trasformazione da ragazzino brufoloso a divo patinato del pallone sta gran parte del fascino della figura di Cristiano Ronaldo. Uno che in campo appare quasi divino ma la cui vita (come quelle di tutti i comuni mortali) ha avuto bisogno di tappe intermedie e scelte decisive per diventare quella che è adesso.

Parte della storia la conosciamo già. Funchal, Arcipelago di Madeira, Oceano Atlantico. Il 5 febbraio del 1985 nasce una stella come da quelle parti non ne hanno mai viste. Si chiama Cristiano Ronaldo dos Santos Aveiro, viene da una famiglia umile e devota, la cui fede sarà ben presto ripagata dalle gesta del piccolo di casa. Se il primo nome del ragazzo è facilmente riconducibile al credo di una famiglia che sacrifici ne ha fatti tanti, il secondo lo si deve alla passione del padre per l’attore Ronald Reagan, diventato poi presidente degli USA. Ed è proprio il papà a dare il via ad una carriera piena di successi. José infatti fa il magazziniere nell’Andorinha e spesso porta con sé il piccolo Cristiano, che ha solo sette anni. Quelli di dodici lo vedono giocare, è piccolo sì, ma è già un fenomeno e lo vogliono con sé. E infatti nel club del papà ci rimane poco, finché non si accorge di lui il Nacional di Madeira che lo strappa all’Andorinha per appena due mute di divise nuove. I due anni successivi gli consentono una vetrina importante, grazie alla quale mette in luce tutte le sue doti.

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Ed è così che arriva lo Sporting di Lisbona, sempre attento nella ricerca dei migliori giovani del paese. Saranno cinque le stagioni trascorse nel settore giovanile dei Leões. La maturazione non è ancora completa ma di qualità ce n’è, ed è tanta. Se ne accorgono in molti, tra gli addetti ai lavori. Si parla del forte interessamento di Gérard Houllier, manager del Liverpool, che però non si fida dell’inesperienza del ragazzo. Dalle nostre parti ci pensa la Juventus, ma l’affare sfuma: sembra che nessuno abbia il coraggio di affondare il colpo decisivo. Nel frattempo le cose allo Sporting vanno a gonfie vele, con Cristiano che a soli sedici anni fa il suo esordio con i grandi, in Champions League, nel preliminare contro l’Inter. Sarà una stagione importante quella, la prima da vero professionista, durante la quale troverà anche una certa continuità sia in fatto di presenze (31) che di rendimento (5 reti). La stagione seguente dovrebbe essere quella della consacrazione con lo Sporting, invece succede qualcosa di mistico. Un’occasione irripetibile, la più classica delle sliding door della vita. Il Manchester United lo segue già da tempo, Alex Ferguson ha ricevuto indicazioni confortanti dai suoi osservatori ma non si è ancora deciso a prendere il ragazzo. Nell’estate del 2003 si presenta la possibilità di vederlo in azione dal vivo. Per inaugurare il nuovo stadio José Alvalade, va in scena la sfida tra i Red Devils e la squadra di casa, una delle tante amichevoli di precampionato. Quello che Sporting-Manchester United 3-1, del 6 agosto 2003, rappresenta nella sua storia, lo spiega lo stesso Ronaldo: “Quella partita ha cambiato la mia carriera per sempre. Appena dieci giorni dopo il match mi sono ritrovato in Inghilterra per affrontare una nuova avventura con la mia nuova squadra”.

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Già, perché si può dire che è quella sera che il mondo scopre il vero Cristiano Ronaldo. Non più un omonimo del miglior giocatore del mondo (O Fenomeno brasiliano), non solo uno dei tanti “cloni” (Quaresma, Simão) di Luis Figo, ma un ragazzo prodigio in grado di far impazzire la retroguardia di una delle corazzate del mondo del calcio e di guidare la sua squadra al successo. Niente male per uno appena maggiorenne. Saranno gli stessi giocatori dello United, primi fra tutti Rio Ferdinand e l’esperto John O’Shea, uscito a dir poco frastornato dal confronto, a incoraggiare Ferguson nell’acquisto del ragazzo. Grande velocità palla al piede, una tecnica fuori dal comune, dribbling, doppi passi, rapidi cambi di direzione, capacità di andare al tiro con entrambi i piedi, senso del gol, uno stacco di testa da campione, abilità sia nel cross che negli inserimenti, spiccata attitudine nel battere i calci piazzati, una forza fisica innaturale per un calciatore così giovane ed esile, dalle caratteristiche tecniche eccelse.

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Cristiano Ronaldo è questo e tanto altro. È l’umiltà di ritrovarsi a Carrington, sede di allenamento dei Diavoli Rossi, da teenager più costoso nella storia del calcio inglese (oltre 12 milioni di sterline) chiedendo di vestire la maglia numero 28 per rispetto dei tanti campioni che storicamente avevano indossato la 7. Ferguson naturalmente non gli dà ascolto, sapendo che quel ragazzino potrà raccogliere l’eredità di Beckham, Cantona, Robson e forse anche quella del più grande di tutti, George Best. “Ci sono stati tanti calciatori segnalati come ‘il nuovo Best’, ma questa è la prima volta che è un complimento per me”, sancì l’ex fuoriclasse.

Dall’agosto del 2003 sono passati tredici anni, conditi da gol, assist, giocate impressionanti e tante, tantissime vittorie, fra cui le ultime in Champions League e a Euro 2016. Un giorno ci ricorderemo quella calda sera a Lisbona nella quale il giovane Cristiano do Santos Aveiro ha iniziato il suo cammino per diventare CR7, l’atleta perfetto.

Nike Football celebra la storica partita di Ronaldo contro il Manchester United con un modello esclusivo, le Nike Mercurial CR7 Discovery e un’edizione limitata di Mercurial Superfly Nike iD.

Marco Mencarini, 25 anni, creatore per footbAll Nerds della rubrica #TCG – Testa, cuore e e gambe, ama il calcio, cura la community Football Tales e ha da poco pubblicato il suo primo e-book: “Un grande passato”.