Mercoledì 18 marzo, nella gara degli ottavi di finale contro ...
L’abbiamo visto in Italia e di “Super” sembrava francamente avere poco, tutt’altro. A Firenze lo avevano accolto in migliaia, speranzosi di aver trovato ciò che nel dopo Batistuta gli era storicamente mancato. Uno dal gol facile, uno con la cattiveria da bomber, quella vera. Cercavano un killer, hanno trovato un gentile agnellino, divorato dalla ferocia del campionato italiano, dalla Serie A che non fa sconti a nessuno. Gli avevano affiancato quel Pepito Rossi, con la voglia di spaccare il mondo, speranzosi di arrivare ad un titolo, provando a sognare in grande. Glielo avevano affiancato in campo, ma la coppia il vero duetto lo ha consumato quasi tutto in infermeria.
Diciamolo pure, Mario Gomez in Italia non ha lasciato un ricordo indimenticabile. Il matrimonio con la Fiorentina, celebrato in pompa magna, è terminato con un’inevitabile separazione. La Fiesole era stanca, aveva sopportato troppo. Errori grossolani in quantità, troppi infortuni. Così è crollato il tedesco, arrivato con la fama di un panzer e andato via ammettendo lo sbaglio di scegliere Firenze come sua casa ideale. Eppure il passato era di quelli da vero campione. A vent’anni trascina lo Stoccarda al titolo di campione di Germania, in una terra dove interrompere l’egemonia del Bayern Monaco è quasi utopia. L’ultima stagione nella città della Foresta Nera (2008/09) è di quelle da incorniciare: trentacinque reti, ventiquattro solo in Bundesliga. Come per tutte le giovani promesse che nascono in terra tedesca, allora, arriva la chiamata da Monaco: lo vuole il Bayern che sta per lasciar andare il nostro Luca Toni, uno che in Baviera è (ed è ancora) osannato.
Le quattro stagioni nelle fila dei Roten rappresentano il punto più alto della carriera di Mario Gomez, assoluto protagonista e trionfatore. I gol arrivano a valanga, coppe e trofei anche. Arriva pure la vittoria in Champions League (2012/13) grazie alla staffetta con un altro Mario, Mandzukic. Heynckes li alterna e ottiene grandi risultati; il vecchio Jupp deve aver capito prima di tanti altri, deve aver intravisto qualcosa che ai più resta sconosciuto. Non che a Mario Gomez manchi il carattere, no di certo. Non avrebbe mai segnato – né vinto – così tanto. Ma lui è un tipo gentile, uno baciato dal talento di madre natura, fisicamente prestante, capace di calciare con entrambi i piedi, abile nel gioco aereo e dotato di ottima tecnica nel dribbling. Quel che manca forse è ciò che in Sud America chiamerebbero garra, un po’ di sana cattiveria e di cinismo. Chi allora meglio di Mandzukic, per sopperire a questo piccolo particolare?
L’addio in Baviera arriva da solo. Super Mario cerca nuovi stimoli e preferisce andarsene da vincente, ma l’aria del Bel Paese gli fa tutt’altro che bene; inizia un calvario infinito, fatto di infortuni importanti e di prove troppo complicate per quel carattere gentile. La grinta gli sarebbe stata utile, pensiamo, almeno per reagire alle tante critiche, agli errori, per tornare a sfondare le porte avversarie. E invece per el torero tedesco arrivano un altro addio, un’altra partenza. Se ne va lontano, via dalla luce dei riflettori dell’Europa severa e sbarca a Istanbul, sponda Besiktas. Lì lo coccolano e lo curano e il calore della città, infuocata nel tifo, lo rigenera. E lui si riprende tutto ciò che gli mancava da tempo, gol e vittorie importanti: quasi trenta reti (28) e il titolo di campione di Turchia.
E la nazionale? La sfortuna nel 2014 lo ha privato di un mondiale vinto poi dai tedeschi a mani basse. Voleva a tutti i costi Euro 2016 e lo ottiene, dichiarando che avrebbe dato il massimo, anche per un solo minuto, anche solo per qualche spezzone. Il 21 giugno contro l’Irlanda del Nord, Low decide finalmente di dargli fiducia e lui lo ripaga con un gol dei suoi, da bomber vero. Stoccata vincente e primo posto nel girone in cassaforte, si vola agli ottavi. La Germania del dopo-Klose lo aspettava come degno erede dei suoi tanti numeri 9 e siamo certi che Mario Gomez risponderà presente. Prendendosi una rivincita e gonfiando le reti con la sua magica Testa, con quel Cuore da innamorato del calcio e quelle Gambe dal tocco raffinato e gentile.
PS: Intanto, a incoraggiarlo, ci pensa una sua vecchia conoscenza:
Well done Marione!!!!!!!!! @Mario_Gomez
— GIUSEPPE ROSSI (@GiuseppeRossi22) 21 giugno 2016