La designer serba ha una passione sfrenata per il calcio. Qui la sua celebrazione grafica della Vecchia Signora.
Una delle grandi novità dell’anno appena concluso è stato l’approdo dei fans fra gli autori delle maglie da calcio dei club più prestigiosi, grazie al programma Adidas Creator Studio.
Abbiamo parlato di questo con @La_Bianconera il designer/architetto che ha disegnato la terza maglia della Juventus di quest’anno dopo aver battuto appassionati di tutto il mondo. Sport, cinema, libri e maglie da calcio le passioni a cui dedica parte del suo tempo. Una su tutte però non viene mai accantonata: la Juventus.
Come ci si sente ad essere il designer della squadra campione d’Italia?
È una sensazione difficile descrivere, così come accade per tutte le emozioni più intense. Ognuno di noi tifa i propri colori e ognuno di noi sa che il sogno che si ha da bambini è quello di diventare, un giorno, un calciatore e giocare con la propria squadra del cuore. Sono rarissimi i casi in cui qualcuno ci riesce, eppure tutti continuano a sognare. Attraverso questa maglia è come se fossi entrato in una piccolissima parte della storia della Juve. Pensare che “è successo”, che è una cosa immodificabile, che è una traccia che rimarrà per sempre, è semplicemente meraviglioso.
Video concept experience della nuova Third #Juve 2017/18.
Il contest di #Adidas, i vincoli sul colore, la nostra proposta.#JuJersey ✅⬜️⬛️ pic.twitter.com/bjFE0qc1Ur— La Maglia Bianconera (@La_Bianconera) 22 luglio 2017
Raccontaci la tua maglia, il tuo processo creativo, il tuo messaggio.
Partiamo da una premessa importante: Adidas aveva stabilito dei vincoli precisi nel regolamento del suo contest: poter lavorare su una sola area della maglia a scelta tra busto, maniche o fianchi, e, soprattutto, un colore base per ognuna delle squadre oggetto del concorso. Per la Juventus Adidas aveva scelto un tipo particolare di verde, una via di mezzo tra quelli che comunemente definiamo “militare” o “oliva”, un colore non proprio usuale e che non vanta una grande tradizione di maglie da calcio. La sfida, quindi, era ancora più interessante. Si trattava, dal mio punto di vista, di “alleggerire” quel colore, ma senza rinunciarvi, senza sostituire cioè tutta l’area del busto con un’altra di diversa tonalità, in quanto ciò avrebbe significato entrare in contrasto, prevedibilmente, col kit di contorno che Adidas avrebbe ideato per la third, dal training al casual.
Per obbedire a questo proposito ho fatto ricorso alla storia. La Juventus per una decina di stagioni tra gli anni ’40 e ’50 utilizzò una poco conosciuta maglia di riserva verde con una banda bianconera al centro. La stessa maglia, anche se con varianti leggermente diverse, è stata utilizzata per molti più anni dalla squadra Primavera.
Quella maglia mi aveva incuriosito e appassionato da sempre, al punto che qualche anno fa avevo anche editato delle vecchie immagini in bianco e nero per provare a farne uscire l’effetto “colore”. Sebbene la tonalità di verde originale fosse leggermente differente, da lì è partita l’idea di riproporre quello stesso bandone orizzontale bianco e nero per la nuova third. Ho pensato così di creare due proposte indipendenti che differivano per posizione e larghezza delle fasce. Entrambe sono riuscite ad entrare in finale. Tutta questa fase creativa è avvenuta confrontandomi col vecchio stemma. Nel frattempo la Juve ha cambiato logo, una cosa non di poco conto perché venendo a mancare la struttura classica, cioè un contorno che lo racchiudesse, come era sempre stato per il vecchio ovale, il colore della nuova J sarebbe “affogato” in una delle due fasce. Adidas ha differenziato la larghezza delle due bande, e da qui la versione finale.
Come hai vissuto l’attesa del risultato? Quando hai concluso il tuo kit avevi aspettative?
Sinceramente ho vissuto il tutto con grande tranquillità e all’insegna del divertimento. Anzi, è stato piacevole poter vedere anche tutte le altre proposte sulla piattaforma Creator Studio, si è trattato di un bellissimo confronto. Anche quando mi è stato comunicato l’ingresso in finale dopo la prima fase di voto dei tifosi ho pensato: “Bello, è una soddisfazione, ma ho due maglie tra le migliori 100, cioè una possibilità su 50, figurati se sceglieranno proprio la mia!”
Questo nonostante fossi comunque molto soddisfatto del mio lavoro, al punto da non averne proposto altri né per la Juve né per le altre squadre oggetto del contest, anche se non c’erano limiti in tal senso.
Puoi raccontarci come si è sviluppato il progetto, le tappe e la collaborazione Adidas fino alla consegna finale?
Sono venuto a conoscenza del progetto attraverso Twitter. Quando ho visto che Adidas promuoveva questo contest è stato fin troppo facile ed entusiasmante unire la passione per la mia squadra a quella per il design. Il sito di Adidas offriva già tutti i mezzi per poter editare la maglia, non si poteva quindi presentarle in altre modalità, ma solo attraverso il loro Creator. È bastato quindi passare al vaglio le varie idee, scegliere quella che ritenevo più giusta, ritrovare le immagini del passato alle quali ispirarmi e lavorare sul modello base attraverso la piattaforma di Adidas.
Una prima fase era di presentazione libera e aperta al voto di tutti. Non conosco il numero totale di proposte presentate ma sono state davvero tante, anche perché parliamo di un contest internazionale che Adidas ha promosso ovunque attraverso i propri canali. Le migliori 100 maglie sono andate in finale, e a quel punto un gruppo di esperti di Adidas e della stessa Juventus ha scelto la vincitrice.
Il bello è che essendo l’admin di una pagina che si occupa, tra le altre cose, di dare anticipazioni sulle nuove maglie della Juventus, sono venuto a sapere della scelta ufficiosa con un certo anticipo, ma, vedendomi parte in causa, per una volta ho preferito non darne subito notizia, aspettando, dopo un paio di giorni, un’ulteriore conferma da qualche altro canale specializzato. Già in quel momento, nonostante si trattasse solo di voci ufficiose, mi sembrava di vivere un sogno: ti lascio immaginare cosa ho provato quando, dopo qualche mese, è arrivata la conferma ufficiale da parte di Adidas!
Come è stato il rapporto con il Club? Sono soddisfatti o aspettano le vendite?
Durante tutto l’iter le mie comunicazioni sono avvenute con Adidas e Copa90, non con il club. In realtà col club sarei dovuto entrare in contatto in un modo fantastico, che di per sé sarebbe valso come un ulteriore premio oltre a quello della vittoria del contest. Avrei dovuto partecipare, infatti, alla cerimonia di presentazione della nuova third a New York, in una tappa del tour USA della Juve, e consegnare personalmente la maglia a Miralem Pjanic.
C’erano stati naturalmente anche dei preparativi in quest’ottica, ma alla fine ho dovuto rinunciare per questioni personali. Dai video-evento diffusi da Adidas si può capire più o meno di cosa si sarebbe trattato; si può notare il creator del Real che consegna la maglia a Zidane, quello del Manchester Utd che la consegna a Pogba, e così via. Peccato! Immagino comunque che siano soddisfatti, essendo stati parte in causa nella scelta finale.
Il tema ‘maglia fatta da/in collaborazione con i tifosi’ è un tema di cui tanto si dibatte ogni volta che escono le maglie. Le realtà davvero attente a questo tema però sono poche e spesso lontane dalle grandi leghe. Come giudichi questa proposta di Adidas? Pensi cha abbia aperto definitivamente un canale squadra/tifosi o rimarrà una esperienza legata al brand e alla campagna HERE TO CREATE?
Questo è un tema caro a tutti noi appassionati di maglie, e in quest’ottica sicuramente l’esperimento di Adidas è stato importantissimo vista la caratura del brand tedesco. Quanto fatto rimane, ed è lì come riferimento non solo per Adidas, che spero ripeta l’iniziativa, ma anche per le altre aziende. Le modalità per sviluppare progetti del genere sono diverse, e per funzionare non è nemmeno necessario che vengano ripetute tutti gli anni, è sufficiente che quantomeno ci si provi. Ai principali concorrenti di Adidas di certo i mezzi non mancano, ma penso anche a brand di livello medio che con iniziative di questo tipo accrescerebbero ancor più la loro visibilità. Oppure a progetti specifici in occasione di determinati anniversari. O, ancora, all’intraprendenza degli stessi club che potrebbero proporre la cosa al proprio sponsor. Ne gioverebbe sia il loro rapporto commerciale che quello con i propri tifosi.
Immagino che questa per te sarà una stagione magica a prescindere, andrai a goderti la tua maglia allo stadio?
Quando ami visceralmente la tua squadra ogni stagione, settimana dopo settimana, è magica. Poi alla fine alcune lo sono più di altre, ma la passione non cambia mai. Effettivamente però questa, comunque vada, lo rimarrà di per sé. Sì, andrò a vederla allo stadio, e la congiunzione astrale ideale sarebbe quella di riuscire a beccare proprio una partita nella quale la Juve indossa la terza maglia: sarebbe perfetto!
I tuoi amici, tifosi come te, come hanno reagito? La maglia piace?
Sono stati tutti davvero entusiasti. Alcuni non volevano crederci, erano felici quanto me. Ovviamente tutti mi hanno fatto i complimenti del caso. Io ero pronto anche ad accettare delle critiche perché sin dal giorno in cui Adidas svelò il colore previsto per la Juve capii che qualsiasi versione avesse vinto avrebbe comunque fatto discutere. In realtà gli apprezzamenti si riferivano proprio al fatto di essere riuscito a tirare fuori un buon prodotto da una tinta insolita, quindi ho potuto appurare, specie dagli amici appassionati di maglie, un grandissimo apprezzamento.
Per quanto riguarda i social il riscontro iniziale che ho avuto è stato di una netta divisione tra pareri positivi e negativi. Di questi ultimi, la gran parte ha formulato un giudizio senza sapere nulla del contest, quindi senza avere cognizione dei vincoli imposti da Adidas e di tutto il lavoro che c’era dietro. Ma devo dire che erano tutte cose che mi aspettavo. Molti tifosi non erano a conoscenza nemmeno della maglia verde del passato, difatti quando hanno compreso meglio tutto l’iter, che ho provveduto a spiegare attraverso immagini e video, in tantissimi hanno cambiato idea. Da questo punto di vista sono molto soddisfatto, perché il fatto di aver contribuito a far conoscere un pezzo di storia attraverso una scelta vintage la ritengo un’altra piccola vittoria. Infine c’è da dire che dopo averla vista indossata in partita e dopo averla potuta ammirare dal vivo negli store, gli apprezzamenti, anche di chi era rimasto neutrale, sono via via sempre aumentati.
Qual è il tuo tris di maglie della Juve a cui sei più legato? (HOME-AWAY-THIRD)?
Ecco, questa sì che è una domanda difficile. Con alcuni amici spesso ne parliamo senza riuscire ad arrivare a conclusioni certe. Quindi per alcune mi giocherò un jolly, e separerò l’epoca classica dall’epoca moderna.
Per la Home direi: su tutte, indiscutibilmente, la mitica maglia Robe di Kappa anni ’80, in particolare nella versione con striscia bianca centrale. Per essere più specifici la versione del 1985, che la rivista So Foot ha messo al terzo posto tra le maglie di club più belle di tutti i tempi e al settimo considerando anche le nazionali.
Buttando un occhio tra le ultime il lavoro migliore è stato a mio avviso quello di Nike nel 2013/14, l’anno dei 102 punti. Ma mi è impossibile non citare anche la maglia Kappa di metà anni ’90.
Sulle away il discorso si complica. Ma anche qui vincerebbe una maglia anni ’80, la gialla con dettagli blu, i colori di Torino, sebbene ci siano tutta una serie di altre maglie che amo moltissimo: dalla blu con stelloni gialli del trionfo in Champions del ’96 alla verde col bandone degli anni ‘40/50 a cui mi sono ispirato per il contest, alla blu coi bordini bianconeri degli anni ’70, a varie altre versioni di gialle, blu e nere, fino persino alla grigia con la fascia trasversale bianconera del 2009/10.
Ma un discorso a parte lo merita la maglia nera dei primi anni 40 con la J sul cuore e i bordini bianchi sulle maniche, una maglia fantastica e modernissima per l’epoca, la prima della Juve a recare un riferimento che non fosse né una coccarda per la vittoria di un trofeo, come avvenuto fino a quel momento, né lo stemma, che sulle maglie sarebbe comparso tempo dopo.
Tra le third, tralasciando ovviamente quella di quest’anno, cito la bellissima maglia nera con dettagli dorati di Adidas di appena due anni fa: stupenda!
Quanta importanza hanno, secondo te, le aspettative e i desideri dei tifosi nella creazione di una maglia? Credi che debbano fare parte regolarmente del processo in qualche modo?
Hanno un’importanza fondamentale. Per quanto sia vero che ogni tifoso ragiona con la sua testa, e che quello che piace ad uno non è detto che piaccia ad un altro, è altrettanto vero che in relazione alle divise esistono degli elementi fissi, degli stilemi ricorrenti che una larga parte di qualsiasi tifoseria è poco propensa a sindacare. Il successo del vintage ne è una chiara testimonianza. In certi casi questo aspetto è talmente vero che va persino al di là della propria squadra, quantomeno per gli appassionati del genere che amano il concetto di “maglia”.
Ecco, molti di questi aspetti, specie in relazione alla creazione delle maglie Home, debbano sempre essere tenuti in conto dalle aziende, perché sono legati all’identità stessa del tifoso, al fuoco che ne muove la passione, a radici secolari. Credo che nessuno di noi rispetto alla propria passione si consideri un cliente, ma nei fatti, per chi produce le maglie, siamo anche questo. Quindi, a maggior ragione, ascoltare le aspettative, i desideri e i sentimenti dei propri “clienti”, quando questi hanno una necessaria competenza ed esperienza in materia, può portare vantaggi alle aziende stesse. Ciò non significa che questo modo di fare debba diventare un diktat o che non si possa andare contro il sentire comune per smuovere le acque, che, anzi, talvolta è quasi doveroso smuovere, ma diciamo che, vista la quantità di kit a disposizione, si può individuare facilmente dove ci possa essere maggiore libertà d’azione e dove meno.
Mai come in questa epoca, anche per lo spazio che offre la rete, assistiamo talvolta ad un po’ di insofferenza per le maglie dei club da parte dei tifosi. Insofferenza che si esprime anche per mezzo di una corrente di kit design amatoriale in grande espansione sviluppo (il Creator Studio si è appunto focalizzato su questo target aprendolo anche a chi non ha i mezzi tecnici), cosa ne pensi? Una moda del momento o un segnale chiaro di vuole essere coinvolto?
C’è da dire che la discriminante della rete ha fatto da megafono a qualsiasi tipo di insofferenza, non solo quella per le maglie. In più io penso che chi ha da lamentarsi di continuo sarà sempre più portato a farlo rispetto a chi non ne ha motivo, e quindi le percentuali in tal senso sono spesso falsate. Detto ciò l’indubbio vantaggio della rete è stato quello di poter offrire spazio alla creatività dei designer amatoriali che altrimenti non avrebbero trovato questa luce. La corrente è sempre più in espansione al punto da soddisfare ogni genere di gusto.
Anzi, molto spesso ormai si creano situazioni persino imbarazzanti quando, nella continua corsa a pubblicare lo scoop, su alcuni siti nazionali si assiste alla pubblicazione di fan-concept spacciati per anteprime di maglie originali, il che fa sinceramente sorridere. Non la vedo però come una moda del momento. Forse il fatto di vivere questo boom di creazioni potrebbe indurre a pensare questo, ma credo che alla base ci sia la passione. Serve tempo e lavoro per realizzare alcuni mockup, e alla fine la qualità emerge sempre. Non è un caso che alcune realizzazioni abbiano trovato uno sbocco commerciale tra il materiale unofficial. È prevedibile che il coinvolgimento possa aumentare col tempo.
In ultimo, sei di fatto uno dei primi designer che si è dovuto confrontare con le ripercussioni del nuovo stemma della Juventus. Dicci la tua, è davvero rivoluzionario? Pensi che comporterà delle difficoltà di declinazione lato maglia o ne cambierà la progettazione?
Qui è doveroso fare una premessa: vedere la propria squadra impegnarsi per crescere su tutti i livelli rende orgoglioso qualsiasi tifoso. I passi avanti fatti dalla Juve negli ultimi anni sono evidenti, al punto che a livello gestionale può essere presa come modello, tenendo sempre presente, però, che non si finisce mai di migliorare, perché, come dice il motto di famiglia, “una cosa fatta bene può sempre essere fatta meglio”. Per questo spero che la Juve continui anche in futuro ad aprire nuove porte senza chiudere mai quelle vecchie.
Detto ciò il tema dello stemma è stato caldissimo e ha diviso molto. Tra l’altro sul nostro account e sul forum di vecchiasignora.com lo svelammo in anteprima assoluta un paio di mesi prima della presentazione ufficiale.
Posto che in Italia siamo spesso mancati in riferimento all’attenzione verso certe questioni, tanto che di frequente si genera una confusione che da sola meriterebbe un capitolo a parte, i tratti identitari di un club devono essere immanenti. Personalmente, come ho avuto già modo di dire, li paragono alla Carmen di Donizetti o alla Nona Sinfonia di Beethoven: quelli sono e quelli resteranno sempre. Possono essere leggermente rivisitati o interpretati nel tempo, ma la struttura portante non cambia. Se io guardavo il mio stemma ci rivedevo oltre un secolo di storia, dai liceali che fondarono la Juventus, coi quali stabilisce un ponte ideale, a Sivori che si allenò e vinse sotto quell’effige, fino a Del Piero che lo portò sul tetto del mondo.
Per questo motivo avrei riservato al nuovo logo la funzione di brand per il merchandising, cosa nella quale riesce benissimo vista la sua istantaneità e il suo forte impatto. Come già detto la J non è completamente avulsa dalla tradizione, tant’è che io stesso l’avrei apposta talvolta anche su alcune maglie away e third in richiamo proprio della bellissima maglia nera con la J bianca utilizzata negli anni ’40, un rimando che auspicavo da anni in quanto attinente, appunto, con la storia, ma avrei comunque continuato a mantenere ufficialmente, per il lato sportivo, lo stemma tradizionale. Le due cose a mio giudizio potevano camminare insieme, ognuna al suo posto, anche qualora l’efficacia del messaggio da far passare ne avesse dovuto un minimo risentire, cosa alla quale peraltro credo fino ad un certo punto.
Per quanto riguarda nello specifico gli effetti sulla maglia, inoltre, c’è da dire che a fronte di una campagna che potrà diffondere il brand con più forza, e che quindi potrà portare ad un aumento delle vendite, lo stemma, se parliamo di “immediatezza”, non è l’elemento più decisivo nella scelta che spinge il tifoso asiatico, per esempio, ad acquistare una maglia di una squadra di calcio. Per il tifoso neutrale che acquista una maglia contano tanti fattori, non ultimi i campioni che la vestono, i successi del club o la possibilità di indossare un capo anche nel tempo libero, e in tal senso le maglie monocromatiche, specie quelle di alcuni colori, hanno sempre un certo vantaggio sulle strisciate. Piuttosto ritengo che potranno esserci benefici su tutto il resto del merchandising o su comparti strutturati quali, tanto per fare un esempio, gli Juventus Cafè. Da questo punto di vista l’aspetto innovativo è sicuramente importante.
Relativamente, invece, alle conseguenze del nuovo logo sulla progettazione della maglia, in minima parte, potrebbero esserci. Il logo infatti è una J senza sfondo né contorno, quindi, qualora sulla maglia home lo si voglia mantenere di colore bianco o nero, la larghezza delle strisce non potrà essere inferiore alla larghezza del logo stesso, pena la sovrapposizione del tono su tono. A meno che, nel caso in cui si decida di adottare strisce sottili, non si cambi colore al logo o non lo si contorni con un bordo abbastanza spesso. Sul design delle away e delle third monocolor, invece, nessun effetto, ma anche qui varrà lo stesso ragionamento fatto per la home nel momento in cui subentreranno aggiunte di bandoni, strisce o elementi vari in corrispondenza del logo, come avvenuto proprio nel caso della third di quest’anno.