Il Cile e la redenzione del Maracanã‏

Il Cile e la redenzione del Maracanã‏

@orangeket per GQ ItaliaDisastro, fallimento, vergogna. O, ancora più laconicamente, ‘The End’, come ha titolato Marca. I giornali di tutto il mondo all’indomani di Spagna-Cile sono dedicati alla precoce eliminazione della Spagna da Brasile 2014. Un crollo certificato dalla nazionale allenata da Jorge Sampaoli, che battendo gli ex campeones vola agli ottavi di finale con pieno merito e si qualifica al ruolo di rivelazione del mondiale.Bqe5Jt8IgAAjFgvÈ la Seleccion di Arturo Vidal e del niño maravilla Sanchez, trascinatori in mezzo al campo e sotto rete; ma è anche la squadra dell’ottimo portiere Bravo, di Gary Medel e di Isla. Una rosa forse non di campioni assoluti, ma in grado di affrontare a testa altissima qualsiasi avversario.Quel settembre del 1989.Ma la gara di mercoledì è stata anche la prima volta del Cile al Maracanã dopo 25 anni e l’ultima non fu una volta qualsiasi. Era il 3 settembre 1989, si giocava per le qualificazioni a Italia ’90. Solo vincendo La Roja poteva scavalcare i rivali in classifica e volare in Italia per il campionato del mondo ma, a 20′ circa dalla fine era sotto per 1-0 (gol di Careca) nella bolgia infernale di uno degli stadi più famosi del mondo. All’improvviso il portiere Roberto Rojas crolla a terra, avvolto dal fumo di un razzo piovuto dalle gradinate. Quando i compagni e i medici lo soccorrono il volto è una maschera di sangue; Rojas è stato colpito e non può continuare; il Ct Aravena e il vice capitano Astengo decidono di ritirare la squadra dal campo per protesta. L’indignazione è grande in tutto il mondo: il grande Brasile rischia di perdere la gara a tavolino e una lunga squalifica internazionale.La verità è amara.Basta qualche giorno, però, e la situazione si ribalta. Gli scatti dei fotografi schierati dietro la porta di Rojas, una volta sviluppati, mostrano come il petardo sia caduto a qualche metro dal numero uno cileno che, messo alle strette, confessa di aver nascosto nel guanto una lametta con l’intenzione di ferirsi non appena ne fosse capitata l’occasione per cercare di vincere una sfida che sul campo si preannunciava proibitiva.rojas 89“El Condor” Rojas viene squalificato a vita dalla FIFA (nel 2001 la grazia) assieme al suo tecnico e a uno dei medici. Il Cile oltre al mondiale del ’90 viene escluso anche dalle qualificazioni a quello del 1994. E’ una vergogna nazionale difficile da cancellare, una ferita profonda nell’animo di un popolo combattivo e orgoglioso.Tormento e redenzione.Provano a rimediare, nove anni dopo, Zamorano e Salas. Grazie agli ex attaccanti di Inter e Lazio nel ’98 il Cile torna alla coppa del mondo in Francia, passa il girone a braccetto con l’Italia ma agli ottavi trova il Brasile di Ronaldo: 4-1 senza appello e l’avventura è già finita. L’altra sera, invece, all’orgoglio e alla garra la Roja ha accoppiato lucidità e un gioco di ottimo livello, doti che le hanno fatto dominare la gara contro l’ormai ex nazionale più forte degli ultimi sei anni. E se la Spagna è uscita fra i fischi, per il Cile ci sono stati solo applausi. Il modo migliore per redimersi e fare pace con il Maracanã, in attesa di scoprire chi sarà l’avversario da affrontare negli ottavi. Che potrebbe essere – ça va sans dire – proprio il Brasile.



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