Dario Bambi, lezioni di freestyle

Dario Bambi, lezioni di freestyle

Oggi intervistiamo Dario detto “Bambi” quello che si può considerare il re del freestyle in Italia, parte del gruppo Zero Flow e maestro e fondatore della scuola di freestyle SCF – Scuola Calcio Freestyle di Roma.

Ciao Dario, iniziamo chiedendoti qual è stato il tuo percorso? Come è nata questa passione?
Intanto grazie mille miei grandi amici di Footballnerds per l’intervista e per i complimenti!
 Il mio amore con il pallone è incominciato quando avevo 4 anni,  ricordo mio padre che mi rimboccava le coperte e accanto al cuscino c’era il pallone. Diceva sempre: “palleggia, palleggia, è la base di tutto”. Come dargli torto? Da quel lontano 1991 son passati 25 anni e grazie al palleggio ho scoperto una vita nuova e persone incredibili. 
Sono maturato come freestyler tra il 2008 e il 2010. Feci il mio debutto al Campionato Italiano Redbull street style di Roma, ero terrorizzato, non ero mai salito su un palco. Andò bene, arrivai agli ottavi di finale. È in quel periodo che entrai in contatto con la community che si stava espandendo in tutto il globo, e gli show. Devo però tanto al mio amico/fratello/socio/guru Anto e al mio vecchio gruppo FAST FOOT che hanno trasformato il mio hobby in uno stile di vita. 
Sì, la nostra è una cultura! Come l’hip hop, il rap, ci entri e non puoi uscirne, vivi in simbiosi con la palla, come in una bolla! La tua vita è: casa, allenamento e fidanzata.

CALCIO FREESTYLE ITALIA

Come è nata la tua passione?
Tutta colpa di Edgar Davids (risata) e delle sue pubblicità dove per me all’epoca fare uno solo di quei trick era computer grafica. Sembrava impossibile, poi ci ho messo tante ore di allenamento e ho capito che si poteva fare anche senza after effect.

Quali sono i requisiti per diventare un freestyler? Tu come e quanto ti alleni?
I requisiti di un freestyler? Tutti pensano che devi aver per forza giocato a calcio o essere un individualista. Io non sono d’accordo. La chicca è che il freestyler deve avere soprattutto tanta testa e forza di volontà. Avete idea di quanto ci voglia per imparare a completare un trick? Almeno qualche mese, quindi non bisogna arrendersi mai. A Roma si dice “ce vo’ la tigna”. 
Ovviamente il fattore tecnico è importante, ma quello si acquisisce con la pratica, noi alla nostra scuola (SCF – Scuola Calcio Freestyle) cerchiamo di focalizzarci sulla tecnica individuale, con esercizi per le parti del corpo spesso (suola tacco, punta, ginocchio, stinco, collo, spalle) inutilizzate nel calcio tradizionale. Lasciatemi passare il termine: è come se dessimo “armi” in più da usare in campo per fregare l’avversario. Quanto allenamento fatto? Povere le mie gambe (risata). Credo di aver accumulato in 8 anni una cosa come 1500 ore di freestyle, almeno 3h al giorno per tutti i giorni della settimana. Se vuoi lavorarci devi essere perfetto durante gli show, devi sacrificarti, la perfezione va in parellelo con il sacrificio e l’allenamento costante.

Sappiamo che oggi insegni a Roma. Parlaci un po’ della realtà del freestyle nella capitale e in Italia. Quali sono anche le differenze con l’estero? Cosa manca in Italia per diffondere questo sport?
Sì, da 2 anni con Anto abbiamo fondato SCF – Scuola calcio freestyle, che per ora è l’unica in tutta Roma ad avere 3 sedi per i corsi di freestyle e piu’ di 50 iscritti.
 Nella capitale ci si muove bene, siamo freestylers dell’As Roma dal 2013 e grazie ai tanti eventi a cui partecipiamo, agli stage e alle lezioni che facciamo, devo dire che il movimento si sta espandendo soprattutto tra i teenagers.
 A questo punto vorrei prendermi un merito (risata), da più di 7/8 anni io e il mio vecchio gruppo siamo scesi in strada a fare street show e basking in pieno centro di Roma e a mio avviso questo ha fatto scoccare la scintilla in molti ragazzi spingendoli ad avvicinarsi al nostro sport. Si può dire che siamo i pionieri di questa disciplina in Italia. 
C’è da dire che qui nella Capitale ci siamo solo noi ZeroFlow, perciò è come se ci sentissimo investiti dalla missione di portare questo sport nella cultura dei ragazzi; come se fosse un’espansione del calcio. Ed è questo il fattore che entusiasma di più. Noi italiani siamo convinti dell’idea che se il giocatore fa tricks, in campo non è in grado di rendere. Questo è falso, sono due sport differenti! Questa è la differenza con l’estero: noi professiamo il catenaccio, in Europa e nel mondo amano lo spettacolo. 
Chiudo inserendo questa frase di Cruijff, emblema delle differenze tra noi e l’estero: “Quando ero allenatore dell’Ajax a volte portavo i ragazzi per strada perché lì si apprendono tante cose. Se cadi sul cemento, ti fai male, e allora devi diventare sveglio, tecnico, devi imparare a muoverti più rapidamente e a decidere più in fretta che cosa fare con la palla o senza.”

CALCIO FREESTYLE ITALIA

Cosa ti ha portato a scegliere di diventare un Footballerz?
L’idea di creare un canale youtube dove ci siano contenuti popolari e underground come il freestyle e lo street soccer fa sicuramente gola, sarebbe quel rompi ghiaccio che serve al web italiano per iniziare a conoscere nuove realtà e magari smetterla solo con Favij o Frank Matano. 
Inserire creatività, tra reviews, unboxing e crossbar challenges potrebbe essere la formula giusta. Aggiungici un pizzico di skills e freestyle ed il cerchio si chiude; anzi lo chiudiamo ancora meglio con le qualità dei video di Francesco.
 La gente vuole vedere cose nuove, dinamiche! Bisogna stare al passo, youtube si espande e anche i canali devono rinnovarsi. Dopo tutto è la novità che muove la società di oggi e il freestyle è oggi, soprattutto in Italia, una novità e noi abbiamo le carte in regola per macinare views.

Quali sono i tuoi obiettivi per gli anni a venire?



Uno tra tanti è sicuramente creare una rete di scuole di calcio freestyle in tutta Roma, anzi mi piace pensare in grande, in tutta Italia, così da poter inserire il calcio freestyle nell’ albo d’oro degli sport. Dico solo una parola: federazione. Nel Bel Paese non esiste! Non abbiamo i numeri e gli atleti, dicono. Ma la verità è che hanno paura di contaminare il loro calcio tradizionale. Ecco, SCF si muove agli antipodi, vogliamo formare freestylers e buttarli nella mischia, fare del nostro sport una vera e propria subcultura, lontana dalle tradizioni.
 Io dico sempre che con il freestyle ho vissuto emozioni che non sapevo esistessero, dalla rabbia per il trick che non ti riesce alla gioia di vincere una gara, dall’adrenalina del palco alle ansie del backstage, dalla sala prove al boato di 20mila allo stadio, dalle critiche dei più scettici fino agli occhi dei bambini mossi dalla magia del pallone. Ho anche viaggiato, ho trovato persone, ho visto posti, ho guadagnato esperienze, ed è stato meraviglioso. Ho ricevuto tanto da un oggetto così piccolo come il pallone ed è per questo che voglio insegnarlo ai ragazzi, per far sì che provino gli stessi sentimenti che ho provato io. È questa l’essenza della mia vita.




CALCIO FREESTYLE ITALIA

Scarpe preferite per il freestyle?

Per anni sono stato innamorato di un paio di Adidas che hanno cambiato completamente la mia affinità con il pallone, le famose Samba, erano total black con le bande bianche e la suola marrone scuro, old school shoes proprio. Ovviamente l’evoluzione tecnologica ha portato a dei cambiamenti nel peso e nei materiali così che son passato alle Adidas Gazelle,  più leggere e sottili, sinonimo di maggior contatto con il pallone e miglior controllo.
 Ma la rivoluzione nella nostra community l’ha portata Puma con le sue Archive Lite, 80 grammi di scarpa di tela e di suola 2.0: il perfetto compromesso tra il freestyler hardcore in fissa con i trick lower (quelli in palleggio con le gambe per intenderci), dove le Lite permettono un tocco senza eguali e tra il freestyler creativo che con una scarpa così leggera puoi tenere il controllo del pallone ovunque anche sui lacci. 
Ufficialmente sono queste le mie preferite.

CALCIO FREESTYLE ITALIA