“Una crepa nel multiverso”. Davide Coppo racconta Atene 2007

“Una crepa nel multiverso”. Davide Coppo racconta Atene 2007

Continuiamo a celebrare  assieme ad adidas Italia il ritorno del Milan in Europa. I rossoneri tornano nel loro habitat naturale assieme a uno dei simboli storici dei loro trionfi continentali: la maglia bianca da trasferta.

Per rivivere lo spirito delle grandi vittorie e prepararsi a una stagione che si annuncia affascinante, abbiamo deciso di vestire alcuni tifosi eccellenti proprio con la divisa-feticcio di ogni milanista e di farci raccontare le emozioni dei trionfi in Champions League dei rossoneri.

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“Di quella Champions League, come a volte accade nella vita, o come un classico sabato del villaggio, ricordo con più piacere la rincorsa piuttosto che il trionfo. Perdere una finale come l’avevamo persa (il Milan, gli undici in campo, tutti noi) nel 2005 a Istanbul è qualcosa che non si può spiegare e nemmeno si può capire, e per questa sua natura paradossale non avevo sete di vendetta contro il Liverpool, ma contro qualcosa che potrei definire come natura, dio, universo”.

“Ogni passo di quella coppa sembrava essere la conferma che il torto sarebbe stato riparato, che il Milan si sarebbe ripreso tutto, una specie di fase a eliminazione diretta spennellata di calvinismo. Dagli ottavi alla finale è stata una rincorsa come un romanzo di formazione, o una presa di coscienza progressiva, o una santità acquisita per gradi, cioè azioni, cioè miracoli”.

“Quello di Kaká dopo 94 minuti di stasi a San Siro contro il Celtic, e quello di Seedorf contro il Bayern Monaco all’Allianz Arena, lento e studiato nel tiro dell’uno a zero e improvviso nel colpo di tacco smarcante per Inzaghi pochi minuti dopo, e quello di una squadra intera nel 3-0 al Manchester United a San Siro, dopo aver perso 3-2 l’andata”.

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“È strano pensare di non aver provato le stesse emozioni che mi aspettavo di provare due anni prima, nel 2005, o che avevo provato quattro anni prima, nel 2003, e dev’essere strano da credere, per un non milanista, che in quella vittoria non ho mai avuto dubbi e che ho gioito ma con moderazione, come per una prima teatrale ben riuscita, con una trama già conosciuta”.

“C’era qualcosa da sistemare, una crepa nel multiverso che si era aperta ventiquattro mesi prima, e che Ancelotti, Inzaghi e Kaká hanno saputo aggiustare, perché dovevano, perché era destino, perché non si poteva fare niente di diverso”.

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Davide Coppo, giornalista, è caporedatore di Rivista Undici
Su Twitter è @davcoppo