Diego Perotti, la freccia argentina

Diego Perotti, la freccia argentina

di @GioPaini23

Se ti chiami Diego e nasci in Argentina a fine anni ’80, non è difficile indovinare a chi si siano ispirati i tuoi genitori. Se poi tuò papà fa il calciatore, anche gli ultimi dubbi vengono spazzati via.

Diego Perotti nasce a Moreno, sobborgo orientale della Grande Buenos Aires, l’area metropolitana della capitale argentina, il 26 luglio 1988. Papà Hugo ha chiare origini italiane, e ha smesso di giocare da 3 anni: gli almanacchi raccontano di 2 presenze nel 1985 con il Gimnasia La Plata, ma è stato un simbolo della squadra più amata d’Argentina, il Boca Juniors. Qui, nella stagione ’81-’82, si trova come compagno un ragazzino di 20 anni, proveniente dall’Argentinos Juniors, che gli farà vincere l’Apertura  1981: Diego Armando Maradona.

Sin da piccolo Perotti mostra tecnica e agilità, e finisce presto ai pulcini del Boca. In maglia xeneize però le cose non vanno per il meglio, così, nel 2002, decide di fermarsi un anno. Ma torna, e sceglie di ripartire dal Deportivo Moròn, poco lontano da casa, prima nelle giovanili e poi in prima squadra, anno 2006. È qui che esplode El Monito, come lo chiamano in Argentina (papà Hugo era “El mono”). La “scimmietta” corre, dribbla e sforna assist. Se ne accorge anche Ramon Rodriguez Verdejo, per tutti “Monchi”, ex giocatore spagnolo e storico direttore sportivo del Siviglia. In Andalusia grazie a lui sono passati, in ordine sparso, i vari Sergio Ramos, Dani Alves, Jesus Navas, Seydou Keita, O Fabuloso Luis Fabiano. Quando vede Dieguito, non ci pensa su due volte: sarà il nuovo crack.

Nella foto “El Mono” Perotti col n.11 accanto al “Pibe de Oro”

Metropolitano 1981

Due anni nella squadra B andalusa giocati ad alti livelli gli valgono la chiamata della prima squadra, con cui esordisce in Liga il 15 febbraio 2009. Tre mesi dopo, arriva il primo gol contro il Deportivo La Coruna, che regala al Siviglia l’accesso alla fase a gironi di Champions League. El Monito inizia a giocare, dribblare, far innamorare. A novembre ecco la prima convocazione della Seleccion, guidata dal Diego più famoso, l’amico di papà Hugo. Un mese più tardi firma il rinnovo del contratto con il Siviglia, con una clausola rescissoria di 48 milioni di euro: da top player. Si dice che anche la Juventus abbia messo gli occhi su di lui.

Nel momento più alto della sua giovane carriera, però, cominciano i problemi: infortuni in serie (la coscia lo tormenta), perfino un’ernia al disco. Dal 2011 all’inizio del 2014 Diego racimola soltanto 58 apparizioni complessive in campo, spesso spezzoni di gara. A febbraio di quest’anno arriva il Boca Juniors, la squadra del suo destino, che lo prende in prestito per provare a farlo rinascere. Niente da fare, in 4 mesi 2 presenze e 0 gol: si torna in Spagna. Maledetti infortuni.

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Tutto sembra perso, ma a Diego non viene mai in mente di mollare. A giugno emissari del Genoa si presentano dal presidente del Siviglia, e per appena 350 mila euro si portano a casa El Monito, che in fondo non ha ancora compiuto 26 anni.

Dopo 12 giornate di Serie A, Diego Perotti è uno dei giocatori dal più alto rendimento in stagione, le sue caratteristiche non sono cambiate: rapidità, dribbling secco, spesso partendo da sinistra (è mancino, ma calcia benissimo anche col destro) per accentrarsi e tirare, o meglio ancora mandare in porta i compagni, la specialità della casa. Il 5 ottobre è arrivata la sua prima rete “italiana”, al “Tardini” contro il Parma. Mister Gasperini lo considera una pedina imprescindibile per il suo gioco, i tifosi del Grifone l’hanno già adottato. Diego ringrazia, ma ha imparato la lezione: è meglio non fermarsi, guardare avanti e continuare a correre. Occhio, che la scimmietta è svelta e leggera, quando parte fai fatica a starle dietro.

Ai piedi “El Monito” porta adidas Predator Instict colorazione Supernatural. Una scarpa adatta a giocatori molto tecnici, abituati a fare gioco. Solitamente questo modello è preferito da giocatori meno veloci e leggeri del nostro Argentino, ma probabilmente a Diego piace abbinare la precisione e il controllo a una buona protezione del piede piuttosto che affidarsi alle scarpe per “velocisti”.

 



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