Nike Mercurial, la storia in 5 momenti epici

Nike Mercurial, la storia in 5 momenti epici

Il 7 febbraio Nike presenterà al mondo i nuovi modelli Nike Mercurial, scarpa di punta del segmento velocità e – da 20 anni esatti – avamposto del brand americano nel campo dell’innovazione.

L’arrivo delle Mercurial non è solo uno degli appuntamenti più attesi del 2018, ma anche un’occasione per i Nerds più giovani di ripercorrere la storia di una delle scarpe da calcio di maggior successo del pianeta. Indossata da alcuni dei più grandi campioni del calcio contemporaneo.

Sedetevi comodi e allacciate le cinture, ecco i nostri momenti-Mercurial scelti per voi

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Modelli Nike Mercurial: Nike Mercurial 1998 “R9”

Ronaldo da Lima
Brasile vs Olanda 1-1 d.t.s. (semifinale Mondiale Francia ‘98)

modelli nike mercurial r9

Non un giocatore a caso. Non una partita a caso. Forse non ci sarebbe alcuna Nike Mercurial da svelare il 7 febbraio senza Ronaldo da Lima, il Fenomeno. Fu lui, la migliore promessa del Brasile di metà anni Novanta, a ispirare Nike Football nel cercare di realizzare nuovi scarpini, in grado di sfruttare nel migliore dei modi la sua velocità e la sua potenza. Ma soprattutto la sua costante imprevedibilità per gli avversari.

Brasile-Olanda è stata l’ultima partita del primo Ronaldo. Prima del malore e della finale con la Francia, prima degli infortuni e della sua trasformazione fisica.

Nel biennio compreso fra l’esordio nel Barcellona (estate ’96) e il 7 luglio 1998 vedemmo davvero un alieno scendere sul pianeta Terra: tecnica sopraffina, velocità esplosiva, potenza incontrollabile.

Il gol all’Olanda è un riassunto di tutto questo: dopo 20 secondi dall’inizio del secondo tempo Rivaldo riceve sulla trequarti. Alza lo sguardo e vede lo spazio per R9. Frank de Boer abbozza un passo in avanti per l’offside ma Ronaldo, quel Ronaldo, te lo trovi lì anche se è partito (come in effetti accade) cinque metri dietro.

De Boer è tagliato fuori dalla traiettoria, il Fenomeno resiste come una sequoia al tentativo di Cocu – che gli si appende letteralmente ai pantaloncini – controlla con un tocco dolce di sinistro e con il secondo la piazza sotto le gambe di van der Sar. Poesia.

Futurista, ma pur sempre poesia.

 

Modelli Nike Mercurial: Nike Mercurial Vapor III

Thierry Henry
Real Madrid vs Arsenal 0-1 (quarti di finale Champions League 2005/06)

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Pochi giocatori negli anni Duemila hanno reso la velocità così letale come Thierry Henry.

Quando l’Arsenal sbarca al Bernabeu nel febbraio 2006 per il ritorno degli ottavi di Champions, Titì è il capitano e leader incontrastato di una squadra in rapida transizione fra l’era degli Invincibili e quella dei ragazzini di Wenger. Lui è l’anello di congiunzione e li porterà a un soffio dal sogno, nella finale di Parigi.

Il gol. Henry riceve un pallone da Cesc Fabregas, non ancora 19enne, dopo un errore di Ronaldo. Resiste muscolarmente al ritorno dello stesso brasiliano, evita Mejìa con nonchalanche, manda a vuoto Guti e calcia, anticipando una di quelle chiusure che renderanno celebre Sergio Ramos. Il sinistro in diagonale è chirurgico, Casillas non può farci nulla.

Il Bernabeu ammutolisce, i Galacticos abbandonano la Champions, l’Arsenal scrive la storia, prima inglese a vincere in casa del Real Madid. L’unico a non impressionarsi, con quell’espressione sempre in bilico fra il disinteressato e la presa per il culo è proprio lui: Thierry Henry.

 

Modelli Nike Mercurial: Nike Mercurial Vapor IV

Zlatan Ibrahimovic
Parma vs Inter 0-2 (ultima giornata Serie A 2007/08)

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18 maggio 2008, diluvia. Mentre la Roma vince a Catania, l’Inter (che fra febbraio e maggio ha dilapidato 10 punti di vantaggio) sta pareggiando a Parma per 0-0 e vede allontanarsi lo scudetto. I tifosi sono alle soglie dello psicodramma, il campo del Tardini è una pozza d’acqua. Per fortuna che in panca c’è un tizio che sulle acque ci cammina.

Chissà quanto dell’ego di Zlatan Ibrahimovic deriva da partite come questa: non giochi da fine marzo, infortunato, la tua squadra sta gettando al vento dieci mesi di lavoro e mancano poco più di 45 minuti alla fine del campionato. Ti alzi dalla panchina, ti guardi intorno un po’ per non pensare al dolore e un po’ per fiutare l’aria.

Entri, mancano 40’ più recupero.

Non passano nemmeno dieci minuti, ricevi a trequarti di campo. Lo stop a seguire è meraviglioso, il primo avversario fa la figura del birillo. Due passi per aggiustare meglio corpo e palla, poi il tiro. Al momento giusto, in modo che la scivolata del difensore parmense sia letteralmente disperata. In modo che il portiere pur distendendosi completamente non possa nemmeno toccarla. 0-1.

Zlatan ha cambiato la partita prima ancora di segnare, prima di toccare il pallone, semplicemente imponendole la sua presenza. La rete dello 0-2, 17 minuti dopo – un sinistro al volo su cross di Maicon – può essere tranquillamente derubricata a conseguenza naturale.

Qualche anno dopo, in Svezia, Zlatan diventerà un verbo: “Dominare dentro e fuori dal campo”. Dopo domeniche così, non si fatica a capirne la ragione.

 

Modelli Nike Mercurial: Nike Mercurial VaporSuperfly

Cristiano Ronaldo
Porto vs Manchester United 0-1 (quarti di finale Champions League 2008/09)

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Quello che ci piace di Cristiano Ronaldo non è tanto il fatto che segna valanghe di gol o che sia sempre in forma, tirato ed abbronzato. Quello che ci fa impazzire è che la carriera di CR7 è un’escalation continua di miglioramenti. Di duro lavoro per diventare il numero uno del calcio e accumulare più trofei possibile.

Una strada impervia, che passa anche da serate come quella del do Dragão. La gara di ritorno dei quarti di Champions è appena cominciata e il Manchester United di Sir Alex Ferguson parte dal disastroso 2-2 dell’andata. Per andare avanti, per inseguire il sogno di un’altra coppa serve qualcosa di speciale.

E Cristiano accontenta subito il suo maestro scozzese, con uno di quei colpi che fanno tanto filmone Marvel. Riceve da Anderson in una zona fin troppo centrale, poco oltre il cerchio di metà campo. Stop, un tocco, un passo e booom: la palla si infila nell’angolo alto alla destra di Helton dai 35 metri, senza nemmeno curvare. Dritto per dritto, manca solo l’effetto scia infuocata.

Se il nome del portiere portoghese evoca fatalmente Elton John, questo Cristiano qui è senz’altro “Rocket Man”.

Ps: sapete già com’è andata a finire: CR7 va in finale, segna, sbaglia il rigore, alza la coppa, piange. Nei sequel – poi – accrescerà i superpoteri, cambiando costume per uno che più blanco non si può e solleverà al cielo, fra le altre cose, tre Champions, un Europeo e cinque (cinque!) Palloni d’Oro. Gli manca solo l’Oscar per gli effetti speciali.

 

Modelli Nike Mercurial: Nike Mercurial Vapor VIII

Didier Drogba
Bayern Monaco vs Chelsea 1-1 d.t.s. (Finale Champions League 2011/12)

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Pochi attaccanti hanno dato l’impressione di poter orientare la gara della propria squadra, negli ultimi dieci/quindici anni come Didier Drogba.

Se andate su Youtube, scoprirete che le celebrazioni smodate dei gol dell’ivoriano non sono un’esclusiva dei telecronisti italiani. Al gol di Drogba si urla, increduli, perché il numero 11 è sempre stato un fascio di muscoli, proiettato verso gol che parevano impossibili o altezze che ci sembravano irragiungibili.

Nelle squadre in cui giocava, e soprattutto nel Chelsea, quel fascio di muscoli era quello che sosteneva la spina dorsale della squadra e dava energia ad ogni movimento.

Pensate alla Champions League 2012: il gol al Napoli, il gol contro il Barça, il rigore su Messi, quello su Robben in finale e il penalty decisivo della serie. Drogba fa e disfa, come una moderna Penelope. Ancora lui, direbbe qualcuno.

In mezzo a tutti questi momenti, quello che rende possibile il trionfo finale. La frustata di testa a 3′ dalla fine che fa secco Manuel Neuer è un compendio di forza, coordinazione, potenza e convinzione.

Quella che, da tifoso, non ti fa mollare nemmeno quando sembra finita. La stessa che poco più di mezz’ora dopo, al momento del rigore decisivo, ti fa pensare che non può andare male, perché su quella palla c’è Didier Drogba. Sempre lui.