Premier League, l’analisi del nuovo logo

Dopo nove stagioni la Premier League ha un nuovo logo, realizzato da DesignStudio e Robin Brand Consulting e presentato martedì su internet con un certo clamore. Resta il leone, seppure più stilizzato, sparisce lo sponsor (sempre presente dal ’93, prima Carling, poi Barclaycard, poi Barclays), cambiano i caratteri tipografici. Modifiche non da poco, che in rete hanno attirato orde di commentatori, perlopiù spiazzati dalla semplicità del nuovo logo, se non proprio perplessi.

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Per capire qualcosa in più ci siamo rivolti a qualcuno che fosse esperto della materia, anzi MASSIMO ESPERTO. È Giuseppe Liuzzo, brand e graphic designer catanese di stanza a Milano, docente di Branding nel corso internazionale dello IED di Milano, noto in rete (e soprattutto su YouTube) come creatore di BOB, canale sul quale si affrontano temi differenti, tra cui appunto quello della “comunicazione visiva”.

Tutte queste belle parole per dire, in fondo, quello che Giuseppe ha poi mirabilmente riassunto nella sua bio di Facebook: Pessimo YouTuber, Junk Food GURU, Bifolco Professionista, Massimo Esperto di Grafica e Branding, Orrendo Viaggiatore e Dispensatore di consigli sbagliati.

Cosa ne pensi del nuovo logo e della nuova identità visuale della Premier League?
Il restyling perfetto è utopia. Graficamente è un’ottima sintesi sia delle forme che dei colori. Si abbandona uno stile “royal” per dar spazio a qualcosa di fresco, nuovo e che strizza l’occhio al digitale
ma soprattutto al design in movimento (motion graphic), che è ormai diventata la chiave della comunicazione contemporanea. La sintesi del leone da figura intera a solo testa fa capire che il brand Premier League era già da prima ben radicato nella percezione collettiva. Pensavi alla Premier League e subito veniva in mente il leone, come pensare a Nike fa venire subito in mente il baffo. Possiamo dire lo stesso del marchio Serie A? Senza googlare quanti di voi riescono a descriverlo a memoria?!

Come si può interpretare un restyling del genere? Perché in rete i commenti sono (quasi) tutti sarcastici e acidi?
Il sarcasmo e l’acidità rendono bello il web. Dal basso della mia esperienza e analizzando il panorama contemporaneo, posso dire che la logica dietro questo progetto c’è e si vede anche tanto. I colori comunicano aggressività, passione, dinamismo: tutti valori che ognuno vuole ritrovare in un campionato di calcio (e che ormai quello italiano sta perdendo). Ovviamente il cambio repentino spaventa sempre l’audience e in quest’era mediatica tutti possono dire la loro.

Osservando i cambiamenti del logo avvenuti a partire dalla creazione della Premier League, che considerazioni si possono fare?
Be’, la linea grafica ha avuto una costante evoluzione razionale. Il leone non è mai scomparso. Se dovessi fare un paragone lo farei con ENI e il suo cane a 6 zampe, che per quanto sia vecchio e riuscito a svecchiarsi senza cambiare repentinamente. La Premier League ha sempre avuto un’identità coerente e in linea con le epoche storiche. Il marchio non ha mai subito stravolgimenti epocali, e questo anche grazie al forte impatto iconico del leone. Nella comunicazione visiva non esistono i concetti di “bello” e “brutto”, ma solo di “funziona” e “non funziona” e mi sento di dire che l’identità del campionato inglese ha sempre funzionato benissimo e ha appena dato dimostrazione di saperlo fare ancora molto bene.

Mi pare ovvio che questi cambiamenti porteranno anche a un cambiamento del font di nomi e numeri sulle maglie. Secondo te cosa ci dobbiamo aspettare?
Non penso che l’identità visiva delle squadre sia strettamente correlata a quello grafico ma è indubbio che c’è da aspettarsi un restyling grafico comunicativo di ogni singolo team per adattarsi a questo campionato che si è appena trasformato da nobile e vecchio a giovane e aggressivo. Possiamo fare solo previsioni senza fondamento, ma mi aspetto una maggiore saturazione dei colori di ogni squadra e l’utilizzo di caratteri tipografici più moderni e in linea con il movimento che l’identità grafica Premier League sta costruendo. Riguardo al font di nomi e numeri, probabilmente diventeranno più snelli, scomparirà quel leone pesante da dentro i numeri, ma non penso che vedremo numeri e nomi fluorescenti sulle maglie delle squadre. Spero solo non facciano la cretinata di utilizzare un font troppo sottile che risulterebbe moderno e pulito ma che richiederebbe 20/10 di vista per essere letto da lontano!

Concludo con una nota nazionalpopolare. La Serie A, ma anche le serie inferiori, dovrebbero prendere spunto da questi progetti. La Premier League prima faceva capo a Barclays, che imponeva la sua presenza su tutta la comunicazione. Questo dal punto di vista di branding non giovava a nessuno: l’identità di una banca deve parlare di economia e di soldi, non di calcio e passione sportiva. Mi permetto di dire che in Italia questo concetto andrebbe spiegato anche ad una nota azienda di telecomunicazioni. [a cura di @orangeket]