Happy birthday, Ryan Giggs

Happy birthday, Ryan Giggs

di @FFiumi

Alzi la mano chi non ha mai visto, o anche solo sentito parlare di un film chiamato “Sliding Doors”. Brevemente: Gwyneth Paltrow non riesce a prendere la metro perché le porte del vagone si chiudono all’ultimo, quindi tutta una serie di eventi si sviluppa a causa del treno mancato. Scenario alternativo: lei quel treno lo prende e, di conseguenza, gli eventi che seguono sono totalmente diversi. Insomma, quando una porta si chiude, può sempre essercene un’altra aperta…

Probabilmente meno glamorous della bella Gwyneth è un certo Mr Wilson, rugbista gallese, da poco trasferitosi nell’Inghilterra del Nord per fare il salto tra i pro. Ha una moglie e due figli, uno dei quali, Ryan, gioca piuttosto bene a calcio. Il Manchester City se ne accorge lo fa entrare nella sua Academy, poi arriva un gettone anche con gli schoolboys dell’Inghilterra (una sorta di Under 15). Fin qui tutto nella norma, o quasi. Ecco però la prima porta che si apre: Mr Wilson e consorte si separano, Ryan e suo fratello Rodhri vanno a vivere con la mamma. Ne prendono anche il cognome: Giggs.

Ryan Giggs

Nel frattempo chi si accorge di lui è anche un signore di Glasgow che di mestiere fa l’allenatore, uno che sembra abbia il fiuto per i giovani talenti. La porta di casa Giggs probabilmente non è scorrevole, ma Alex Ferguson, futuro Sir, esattamente ventisette anni fa, entra con in mano un contratto per Ryan. Quel giorno il ragazzo compie 14 anni ed entra a far parte dell’Academy del Manchester United. Tre anni dopo, quando ne compie 17, Ferguson gli regala il primo contratto da professionista.

Mai regalo fu più meritato, perché di lì in avanti sarà un’ascesa continua, fatta di accelerazioni improvvise, tocchi deliziosi e serpentine letali, come in quella memorabile semifinale di FA Cup: per lui il gol più bello della sua carriera, per lo United la finale l’anno dello storico Treble, per i difensori dell’Arsenal mal di testa e incubi notturni.

Per un’intera generazione Ryan Giggs è il Manchester United. Quel nome, quel numero e quella faccia con cui in molti sono cresciuti, protagonista di una carriera per certi versi inimitabile. Ventiquattro stagioni e trentaquattro trofei in maglia rossa, insieme a quell’allenatore scozzese (diventato Sir anche grazie al “suo” Ryan) che lo scippò al City e a tanti altri grandi campioni, su tutti probabilmente quella che a Manchester chiamano “The Class of ‘92”. Gente tipo lui, Beckham, i fratelli Neville, Butt e Scholes, per intenderci.

Dopo aver rappresentato lo United, il Galles e la Gran Bretagna (ne è stato capitano alle Olimpiadi di Londra), dopo più di 1000 partite giocate, oggi Ryan Giggs, per tutti Giggsy, compie 41 anni. Fa il vice di Van Gaal sulla panchina della squadra della sua vita. E’ il primo anno effettivo da non giocatore, quindi chissà che tentazione ogni volta che la palla gli passa lì davanti. Sì, perché verso la fine della stagione 2013/2014 diventa allenatore ad interim dei Red Devils dopo l’esonero di Moyes, restando però comunque un calciatore della rosa.

Siede in panchina anche il 6 maggio scorso, quando contro l’Hull City apre la porta della prima squadra a un giovane attaccante delle giovanili, che lo ringrazia con una doppietta. “Proprio lui, proprio io… proprio strana la vita” potrebbe aver pensato Ryan, perché quel ragazzo di cognome faceva Wilson.

La storia pazzesca di colui che sarebbe potuto essere Ryan Wilson, ala dell’Inghilterra e del Manchester City, e invece fu Ryan Giggs, leggenda del Manchester United e della nazionale gallese, ala sinistra più forte degli ultimi vent’anni. Che c’entrino delle porte scorrevoli o no, comunque Happy birthday, Giggsy.



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