Adidas Predator Instinct, il nostro test

Adidas Predator Instinct, il nostro test

Nel 2014 siamo giunti al ventesimo anniversario dalla nascita di uno dei modelli che hanno segnato maggiormente la storia di questo sport e ovviamente delle scarpe da calcio. Alcuni dei più grandi giocatori (o predatori, come direbbe Adidas) degli ultimi 20 anni hanno indossato e amato le Adidas Predator, rendendole celebri con le loro gesta: da Zidane a David Beckham, da Raul a Michael Ballack, passando per Rui Costa, Gerrard, Kakà e il nostro Alex Del Piero, solo per citarne alcuni.

Per festeggiare questo anniversario speciale, a maggio dell’anno scorso sono arrivate le Adidas Predator Instinct, un nuovo modello completamente ridisegnato. Inizialmente la casa tedesca aveva deciso di offrire 14 colorazioni (2014 = 20 anni + 14 colorazioni), poi si è lasciata prendere un po’ la mano e non si è fermata a quel numero, rendendo ufficialmente la Adidas Predator Instinct la scarpa con il maggior numero di colorazioni del mondo.

Estetica.  Ovviamente giudicare l’aspetto estetico è difficile avendo visto quasi una ventina di colorazioni differenti. Abbiamo sempre avuto un debole per le colorazioni total-black e su questo modello il nero sta particolarmente bene. Anche per questo motivo per noi la colorazione più bella rimane la versione Nero/Bianca/Rosso Solare come abbiamo affermato nella nostra classifica delle 5 scarpe più belle del 2014. Per il resto l’estetica di questa Predator è un po’ più difficile da “digerire” rispetto agli anni passati a causa della sovrastruttura in gomma che non ci piace tantissimo. Citazione doverosa per le tre edizioni replica del Revenge Pack, che hanno rimesso in circolazione in edizione limitata le Predator 1994, le Accelerator (’98) e le Mania (2002).

Sensazioni. Il primo impatto una volta indossate è una sensazione di una scarpa che avvolge completamente il piede. Si adatta bene anche ai giocatori con la pianta larga, però rispetto ai modelli passati richiede di un po’ di tempo per prendere la forma del piede. Un po’ di pazienza, dunque, anche perché dopo averci preso confidenza risulta chiaro che le Predator Instinct offrono comfort ma, soprattutto, il grande controllo di palla che, dal ’94 è un po’ il marchio di fabbrica di questo silo. Promosso anche in condizioni climatiche avverse l’Hybridtouch della tomaia, che sposa le caratteristiche migliori di pelle naturale e microfibre sintetiche, garantendo una resistenza migliore, soprattutto sui campi sintetici.

Con questo modello Adidas sembra essere tornata un po’ alle origini, rendendo le sue Lethal Zones sul collo, sulla punta, sull’esterno e l’interno del piede più vistose e spesse, come nelle passate Predator Precision e Predator Accelerator. Questi innesti in gomma (e la gel pad sull’interno del piede) prendono facilmente la forma del piede essendo molto morbidi e flessibili e offrono una maggior precisione di tocco sia nel gioco corto che nel lungo, aumentando notevolmente la sensibilità. Ottime dunque per giocare la palla con tocchi precisi, rapidi e potenti.

Se negli ultimi anni la direzione presa dalla casa tedesca era quella dell’alleggerimento e della semplificazione della struttura esterna, con le Predator Instinct ci sembra che Adidas abbia voluto invertire la tendenza. Questa scarpa assicura infatti anche una notevole protezione del piede, qualità ormai piuttosto rara da trovare negli scarpini di ultima generazione. La suola è stata riprogettata rispetto al modello immediatamente precedente, rinforzata e allargata per garantire maggior stabilità e sicurezza al piede; un aspetto che – però – è andato leggermente a discapito della flessibilità di movimento.

A chi sono più adatte. Questo modello ci sembra ideale per i giocatori che devono creare gioco e che necessitano di grande precisione già dal primo tocco. Per questo motivo le consigliamo ai giocatori che occupano la zona centrale del campo. Ma come abbiamo visto in questi mesi, le Adidas Predator Instinct sono molto amate anche da giocatori più leggeri e di grande tecnica che agiscono prevalentemente in fase offensiva, come Di Maria, Oscar e Ozil. Una scelta dettata, forse, anche dalla protezione che offrono queste scarpette. Le Predator Instinct possono incontrare anche i gusti (e le esigenze) di difensori tecnici, quelli che fanno partire l’azione o che si dilettano nel lancio lungo, tipi alla Mats Hummels, per capirsi.

Giudizio finale. Le Adidas Predator Instinct sono un modello completo in grado di garantire controllo e precisione ma, allo stesso tempo, notevole protezione su tutte le zone nevralgiche del piede. Ci è piaciuta l’idea di Adidas di sposare alcune importanti innovazioni tecniche (nuova suola e Lethal Zones su tutte) con la tradizione del modello e saremmo stati curiosi di vedere cosa poteva venire fuori affinando alcune di queste intuizioni. E’ un peccato che le voci di corridoio sempre più insistenti parlino di una vera e propria rivoluzione in casa Adidas, con l’archiviazione definitiva del progetto Predator già a partire dal 2015. Se così fosse, sarebbe un canto del cigno che lascerebbe un po’ di amaro in bocca. [Tester: Fabio e Ciuffo]



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